Una asana per pregare

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Una asana per pregare

sintesi di Maria Ligori

Sul n. 21 (marzo 2008) di Yoga Journal, è apparso un articolo di Giampiero Comolli dal titolo Una Asana per pregare. L’Autore cerca di fare un confronto tra le posture dello yoga e quelle della tradizione cristiana durante la preghiera.

Le une (yoga) coinvolgono corpo e mente, le altre (preghiera cristiana) solo lo spirito.

Durante la meditazione yoga si cerca di unire il sé individuale all’Assoluto, attraverso un completo coinvolgimento del corpo; infatti la mente si libera da pensieri e stati d’animo e il corpo raggiunge “di volta in volta un’unica posizione particolare, l’asana, che deve essere mantenuta a lungo e senza sforzo”.

Lo yogi raggiunge non solo uno stato di unità mente-corpo, ma anche tra il suo sé e il Cosmo.

Il Cristianesimo, invece, non suggerisce alcuna postura per pregare, consiglia solo di farlo in intimità profonda, quella stessa che Gesù cercò nel Giardino dei Getsemani, dove pregò con gli occhi volti al cielo o prostrato per terra.

L’inginocchiarsi era in uso presso i primi cristiani e nei secoli successivi si diffonde il segno della croce. Solo nel Medioevo inizia l’uso di pregare a mani giunte e di sgranare il rosario.

Questa modesta importanza data alle posture da parte del Cristianesimo è da ricercare nel fatto che con la preghiera cristiana si vuole arrivare al dialogo con Dio, con lo yoga ad una unione con l’Assoluto.

Per il Cristianesimo é importante quel che si dice a Dio, e il corpo si pone in un asana spontanea con mani giunte e occhi chiusi o levati al cielo. Il Cristiano, anche seduto, incontra Dio in una relazione spesso molto intensa, lo yogi invece, nella sua compostezza silenziosa, si innalza fino all’Assoluto.