Scrutare l’eternità

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Scrutare l’eternità

sintesi di Anna Orsini

Monic Mastroianni è l’autore dell’articolo “Scrutare l’eternità” pubblicato sul n. 151 di  Maggio 2021 della rivista Yoga Journal. Si tratta di un intervista a Gianni Pellegrini, professore associato di filosofie e religioni dell’India e dell’Asia centrale, oltre che di lingua e letteratura sanscrita all’Università di Torino.

Lo studioso delinea alcuni sistemi del pensiero Indiano e, tuttavia, avverte che non è del tutto corretto definirli filosofia. La filosofia nasce nell’antica Grecia e porta con sé un’idea di speculazione che separa il pensiero razionale dalla spinta soteriologica sempre presente nell’intero sistema indiano.

Il termine darshana deriva dalla radice sanscrita “drs” che significa “scrutare.” Si tratta di uno strumento mediante il quale la realtà (tattva) è vista (drsyate), conosciuta (jnayate) e indagata (vicaryate). Ci permette di arrivare a una conoscenza certa . Ogni darshana indaga essenzialmente sei ambiti:

  • jiva (viventi)
  • jagat (mondo)
  • ishvara/brahman/atman (principi ultimi)
  • bandha (legame)
  • moksha (liberazione)
  • sadhana (mezzi per liberarsi)

I darshana, sebbene il panorama sia molto più complesso, sono ulteriormente raggruppati in:

  •  Nyaya (logica e epistemologia)
  •  Vaisheshika (fisica)
  •  Samkhya (cosmologia e filosofia analitica)
  •  Yoga (metodo antropo-tecnico)
  •  Purva Mimamsa (esegesi ritualistica)
  •  Vedanta (metafisica)

I più conosciuti di questi darshana sono essenzialmente tre: Samkhya, Yoga e Vedanta.

Il punto di vista del Samkhya è definito cosmologico. L’Universo è riducibile alla tensione tra due principi fondamentali Prakrti, la sostanza, attiva e non cosciente, che si evolve incessantemente in una infinità di forme, e Purusha, inattivo e cosciente frantumato in una pluralità di anime che consistono nella sola luce cosciente e sono prive di azione.

Lo squilibrio fra i tre componenti fondamentali di Prakrti dà origine alla molteplicità delle forme di vita: Sattva, lieve, lucente, ascendente, bianca; Tamas, grave, oscuro, inerte; Rajas, orizzontale, espansivo, dinamico, rosso. La loro continua mescolanza dà origine ad altre trasformazioni (Vikrti).

L’azione stimolatrice che Purusha esercita su Prakrti causa un impulso che genera un essere animato, prodotto dal contatto fra un corpo sottile e una coscienza vivificante, che entra nel ciclo della trasmigrazione condizionata dalle azioni umane.

Il dramma ed il dolore del vivere nascono dal fatto che l’anima sembra coinvolta e si identifica  nel gioco del corpo e della psiche. La psiche si attribuisce caratteristiche non proprie e di pertinenza dello spirito. Nasce così la dottrina inerente al ciclo di vita, morte e rinascita (samsara).

Tale ignoranza (avidya), in quanto causa del divenire, scompare quando la psiche riconosce di essere parte di Prakrti e non di Purusha, permettendo così al soggetto di ritrovare la sua vera natura.

Lo Yoga come disciplina psicofisica inserita nel processo interiore di emancipazione è presente in India fin dai tempi più remoti. Le 195 proposizioni dello Yogasutra di Patanjali sono il testo universalmente riconosciuto dello Yoga. La visione cosmologica del Samkhya è la base teoretica dello Yoga che rappresenta invece l’aspetto pratico della dottrina.

Bisogna rilevare che negli Yogasutra sono presenti forti coloriture buddhiste. Attraverso la pratica e la meditazione si arriva ad attenuare le impregnazioni subliminali portate dai Klesha (ignoranza, senso  egoico, attrazione, avversione, attaccamento) e all’estinzione del coinvolgimento nella proliferazione fenomenica del divenire.

Ora l’apparato cognitivo e psichico (citta) può giungere al suo stato più elevato: la capacità di discriminare tra puro soggetto e apparato psichico riconoscendo, quindi, l’isolamento del puro soggetto, il purusha.

Vedanta significa “conclusione dei Veda.“ Questo darshana tratta la metafisica vera e propria che studia la natura dell’Essere immutabile e realtà ultima. Afferma che l’Atman/Brahman è l’unica Realtà e introduce il complesso concetto di Maya –  il carattere illusorio delle esperienze mondane.

Il Vedanta parla di un principio immanente in ogni essere denominato atman. Nelle Upanisad questo principio è identico al principio universale, l’ Assoluto, il Brahman.

Negli essere viventi, l’Atman, essendo avvolto da un corpo fisico, resta invischiato nelle trame terrene. Riconoscere l’identità della propria natura più intima, Atman con l’Assoluto, il Brahman, è il massimo traguardo e rappresenta la liberazione ( Moksha).

La liberazione rappresenta una condizione in cui non vi è più alcuna dualità tra il sé individuale e il sé universale.

I Vedanta quindi è la via della vera conoscenza e della liberazione.

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