L’Asana o posizione corporea

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L’Asana o posizione corporea

di Velia Volpi *

L’ Asana è fondamentale per educare il corpo alla docilità e fluidità, e al mantenimento di una posizione fissa per lungo tempo con il minimo sforzo.Con la pratica dello yoga si avvia una trasformazione del corpo che porterà, col tempo, anche una modificazione dello stato mentale comune, fino ad acquisire una nuova forma di coscienza; così come l’atleta si allena per modellare il proprio corpo e renderlo adatto alla disciplina scelta, così, chi pratica lo yoga, deve allenare il proprio corpo fino a chesia pronto a conseguire l’obiettivo fissato: il raggiungimento dell’immobilità in una posizione.

Praticare le Asana significa sviluppare agilità, equilibrio, resistenza ed aumentare la propria vitalità in quanto ogni muscolo, nervo, o ghiandola del corpo viene stimolato.

Le Asana, secondo la “fisiologia” yogica agiscono profondamente, nell’universo interiore dell’uomo, sia sul piano fisico (viscere, ghiandole endocrine, cervello, sistema nervoso volontario e vegetativo), sia sul piano mentale, apportando calma, serenità, dinamismo; esse costituiscono, inoltre un importantissimo esercizio di concentrazione. ( Patrian, 1986,pag.53 e seg.).

Come abbiamo già detto le tecniche yoga apportano benefici sia al funzionamento organico che psicologico dell’individuo che lo pratica. Da un punto di vista fisiologico, sappiamo che l’apparato muscolare consta di tre diversi stati:

1) la contrazione, fase durante la quale il muscolo raccorciandosi, agisce sullo scheletro e fornisce il lavoro meccanico che permette il movimento;

2) il tono, lo stato normale dei muscoli “svegli”, non attivi ma pronti a contrarsi appena un ordine giunge loro sotto forma di impulso nervoso;

3) il rilassamento, si verifica quando il muscolo è disteso, come nel sonno.

A questi tre stati bisogna aggiungerne un altro, eccezionale nella vita normale, quello del muscolo allungato; condizione particolare in quanto il muscolo non è capace di allungarsi da solo: lo stiramento avviene con l’intervento di una naturale azione esterna. Durante le Asana ciò avviene sistematicamente, per questo è opportuno imparare bene quest’ultima proprietà per comprendere meglio i benefici.

Ogni trazione brusca sui muscoli provoca contrazione mentre una trazione lenta, progressiva, continua è senza alcun rischio, anzi apporta benefici: agisce sulla circolazione venosa che non dipende tanto dall’impulso cardiaco quanto dall’avvicendamento delle contrazioni e decontrazioni muscolari e dalla loro compressione sulle vene. Lo stiramento e l’allungamento vuotano il muscolo a fondo; appena cessa la trazione, il muscolo riprende il suo volume normale ed aspira il sangue arterioso che lo irrora, lo purifica e lo nutre.

Durante il periodo di riposo, ultima fase delle Asana, il sangue affluisce in grande abbondanza nei muscoli che hanno subito l’allungamento. L’inizio dell’Asana successiva dovrà avvenire quando respiro e battiti cardiaci saranno tornati normali.

Osservando le varie posizioni yoga, con occhi occidentali, abbiamo la sensazione di una non differenziazione dai tradizionali esercizi di attività fisica; ci preme invece evidenziare alcune sostanziali differenze dalle attività fisiche praticate in Occidente: la prima è riscontrabile nel ritmo di esecuzione dell’esercizio, che permette di prendere coscienza della posizione in cui si trova il corpo. Una seconda differenza sta nel fatto che non esiste alcuna finalità di competizione o di antagonismo, né con sé stessi né con altri: il corpo si deve muovere senza sforzo, secondo le sue possibilità; i miglioramenti arriveranno in base ad una maggiore attenzione e ad un minore sforzo fisico, fino al raggiungimento di mete prima impensabili.

L’esercizio yoga, infatti, più che a fortificare, serve ad allungare i muscoli per allentare la tensione cui essi sono costantemente costretti.

Le Asana possono essere mirate alla salute psico fisica e quindi avere una durata limitata, oppure alla concentrazione, in quest’ultimo caso assumono caratteristiche ben precise: il mantenimento, per un tempo molto lungo di un allineamento equilibrato di testa,collo, schiena e il corpo intero immerso in un completo rilassamento.(Wood , 1969, p.99).

Per merito degli esercizi yoga, la muscolatura acquista elasticità e flessibilità tali da permettere il raggiungimento di posizioni complicate, costantemente regolate e compensate dal movimento del respiro; quest’ultimo mantiene la staticità del corpo in una forma attiva. L’immobilità e la distensione fisica si riflettono anche sulla mente, determinando una tranquillità interiore: primo passo verso le tappe successive dello yoga. Grazie alla quiete interiore, infatti, possiamo acquisire il necessario distacco dalle cose e l’equa valutazione dei contrattempi e delle avversità.

Lo yoga interviene sul meccanismo neuro muscolare riportandolo ad un equilibrio emotivo che determina di conseguenza anche un equilibrio mentale. (Patrian, 1986, p.20). Ciò è avvalorato nel nostro sistema occidentale dalle psicoterapie bio-energetiche di Reich, prima, e di Lowen, dopo; questi autori sostengono che le emozioni sono espressioni corporee e che le tensioni del corpo sono emozioni non espresse. Allentando dunque tali tensioni mediante esercizi fisici, tecniche specifiche di concentrazione, rilassamento, ed una respirazione appropriata, si possono ottenere ottimi risultati di riequilibrio psico mentale.

L’efficacia dell’Asana è strettamente legata al controllo del respiro (Pranayama) e non può prescindere da esso, come la direzione della coscienza e la concentrazione, non possono essere disgiunte dall’esecuzione pratica.

E’ chiaro quindi che per iniziare la pratica dello yoga è indispensabile imparare il controllo di noi stessi, fare della respirazione un atto volontario, avere coscienza della posizione assunta dal nostro corpo, concentrare le nostre facoltà mentali su ciò che stiamo facendo.

Paragrafo 1.3.1 della Tesi di Laurea “Yoga un substrato simbolico normativo per esiti ideologici differenti” della Dr. Velia Volpi, Facoltà di Magistero – Corso di Laurea in Pedagogia – Università degli Studi di Firenze – anno accademico 1996-97