Yoga e sclerosi multipla

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Yoga e sclerosi multipla

di Shannon Sexton *

Martha Pattstava lavorando come commessa, nel pieno del caos natalizio, quando notò una macchia nera nel suo campo visivo. “Non sapevo cosa mi stesse succedendo” racconta. “Scrissi nel mio diario che stavo perdendo un occhio”. Due settimane dopo, il sintomo svanì. Martha aveva 21 anni. “Posso dire che c’era qualcosa che non andava, ma nessun dottore sapeva stabilire esattamente di cosa si trattasse”. In seguito apparvero altri sintomi: una mattina Martha si svegliò con il braccio sinistro inflaccidito, tensione, torpore, perdita di sensibilità dal diaframma ai piedi e un implacabile dolore dalle ginocchia alle punte dei piedi. Poteva camminare a fatica. Poco dopo le venne diagnosticata la sclerosi multipla.

La sclerosi multipla (SM) è una patologia autoimmune del cervello e della spina dorsale: i sintomi comuni includono stanchezza muscolare, intorpidimento e dolore, perdita dell’equilibrio e coordinazione, torpore e tremito agli arti, disturbi del linguaggio, della vistae alla vescica, perdita della memoria a breve termine, diminuzione della concentrazione, senso di fatica superiore al normale. Nei casi più gravi, una persona può diventare cieca o paralizzata. Sebbene l’esatta causa dell’insorgenza della SM rimanga un mistero, molti esperti ritengono che inizialmente si manifesti come reazione immunitaria a un invasore – forse un virus – che in seguito si trasforma in attacco contro il corpo stesso.

Nasce UN IDEA

Dopo aver sperimentato per anni lo yoga, Martha ha voluto condividere la sua esperienza con altre persone affette da SM; nel 1995 contattò la sede locale del Nord California della National MS Society, invitando Eric Small a presentare un gruppo di lavoro sullo yoga al loro meeting annuale. Eric si era guadagnato la fama nell’intero stato per aver studiato con B.K.S. Yengar ed aver sviluppato un programma di yoga adeguato a coloro che convivono con la malattia, formando al tempo stesso istruttori disposti a insegnarlo.

Alto, abbronzato, muscoloso e asciutto assomiglia più ad un uomo che si è immerso nella fonte della giovinezza che a un quasi sessantenne che ha convissuto per circa quaranta anni con la SM. Il suo esempio e la sua storia incoraggiarono il pubblico.

Seguendo le orme della sede locale del Sud California (con cui Eric aveva lavorato per anni) cominciarono a formare istruttori di yoga utilizzando il metodo di insegnamento di Eric e a organizzare corsi.

LA LEZIONE DI YOGA

Se un sabato mattina vi recate all’interno della classe di yoga per malati di SM, vedrete un piccolo gruppo di persone dai quaranta ai settanta anni che chiacchierano tranquillamente, seduti a terra. Sebbene si possano indifferentemente adocchiare in zona una stampella, una sedia a rotelle o un bastone, una cosa è certa, si vedrà un ammasso colorato di panchetti, blocchetti di legno, cuscini di sabbia, stoini, coperte e staffe che decorano la stanza. Benvenuti nello yoga adattato. Martha espone alla classe la sua esperienza personale, guidando gli studenti attraverso le pratiche che la hanno aiutata a gestire la sua malattia. Martha sostiene che inversioni, piegamenti in avanti, torsioni e la consapevolezza del respiro sono di grande aiuto per le persone affette da SM. Ma insegnare in una classe di questo genere, non è affar semplice. In ciascuna delle sue classi,Martha lavora con un massimo di nove studenti, ciascuno dei quali ha capacità motorie e livelli diversi di esperienza con lo yoga e un’ampia varietà di sintomatologie della SM. Appena gli allievi entrano, Martha chiede loro “Come siete stati questa settimana? Qualcuno di voi manifesta uno specifico sintomo che merita di essere discusso all’interno della lezione? Avete sperimentato una posizione in grado di alleviare il dolore?” Lei sa che queste domande sono importanti perché quando si convive con la SM ci si può sentire bene per un’intera settimana e sentirsi malissimo la successiva.

Sebbene nessuna ricerca abbia dimostrato che lo yoga curi la SM, coloro che convivono con questa malattia sostengono i suoi benefici.Gli allievi di Martha, sostengono che nel febbrile scorrere della vita quotidiana fra famiglia, lavoro e impegni vari, cui si aggiungono gli alti e i bassi della SM,trascorrere un’ora focalizzando la propria attenzione esclusivamente sul corpo e sul respiro, comporta un grande miglioramento. Dice Betsy McCort, che ha studiato con Martha per tre anni “Mi sento sempre rinvigorita dopo una lezione di yoga: mi trovo insieme a persone che sono nella mia stessa condizione e inoltre c’è un legame e un sostegno da parte del gruppo che è impossibile trovare in altre situazioni”.

Alcuni specialisti riconoscono che lo yoga può migliorare la digestione, l’agilità e la qualità dei movimenti, riducendo contemporaneamente l’ansia e la depressione che spesso accompagnano la SM. Gli allievi sono confortati dal fatto che la loro insegnante sia affetta da SM.: “Guardi Martha che assume una posizione, dolcemente, come se vi si adagiasse, allora ci diciamo: vedi come è semplice piegare il busto, ma anche “Guarda tutto questo puoi imparare a farlo anche tu”.

UNA CAMPIONESSA DI CORAGGIO

Nel 1999 Eric Simons, un alpinista del Colorado, scalò la vetta più alta del Sud America per dimostrare che anche le persone affette da SM possono fare cose sorprendenti. La sua impresa diede lo spunto alla Berlex Laboratry Inc. (un’azienda produttrice del Betaseron un medicinale per malati di SM) per avviare una serie di progetti finalizzati a “riconoscere le straordinarie imprese compiute da persone affette da SM. Martha Pratt è una di loro.

Siccome i seminari svolti in Colorado ebbero un grande successo. Martha ottenne un secondo finanziamento per condurre lo stesso seminario a Chicago nell’ottobre 2003. “Lo scopo di questi laboratori è proprio quello di collegare gli allievi con gli insegnanti. Naomi, un’allieva di Martha,mostra le posizioni che aiutano ad alleviare i sintomi della SM, poi spiega come adattarle e descrive, a grandi linee, l’appropriata sequenza di una lezione. Quindici minuti di respirazione e rilassamento, seguiti da un riscaldamento energizzante, una posizione statica, una seduta, un piegamento all’indietro, apertura delle anche, una torsione e quindici minuti di respirazione e rilassamento in shavasana. Le sue indicazioni sono molto flessibili, adattate ai ritmi lenti e misurati di classi che includono allievi con diverso grado di abilità; agendo in questo modo gli insegnanti possono integrare studenti che presentano esigenze particolari e venire incontro a tutti. Durante la seconda metà del seminario gli insegnanti hanno la possibilità di mettere in pratica ciò che hanno imparato.”Quando la lezione è terminata” dice Naomi gli studenti si sentono “sollevati”. C’è nell’aria una grande felicità, un senso di pace e voglia di fare, perché un gruppo di persone con una malattia comune si riunisce per fare qualcosa che da loro forza. Si sentono fisicamente e psicologicamente rafforzati, il tutto grazie allo yoga.

LA POSIZIONE DELL’EROE

La posizione preferita da Martha è virasana: al termine delle sue pratiche pomeridiane, si inginocchia sul pavimento, si siede sui talloni, allinea la spina dorsale, provando un dolce sollievo. Questa è l’unica posizione in grado di alleviare l’incessante dolore che prova alle gambe. In virasana Martha ricorda lo scopo dello yoga: sperimentare, nell’immobilità la misteriosa dimensione del sé, che si estende oltre il corpo e le sue innumerevoli debolezze, oltre il respiro e la mente. Appena comincia a volgere l’attenzione verso l’interno e a meditare, Martha entra nella dimensione del coraggio, di elevatezza e forza che guidano la sua vita e il suo lavoro. Adesso parla con una voce carica di speranza. Vira, d’altro canto, in sanscrito significa eroe, guerriero, campione. In virasana l’energia del corpo viene diretta verso l’alto instillando in colui che assume questa posizione, resistenza, attenzione e forza d’animo. In accordo con le scritture, una persona che pratica virasana sviluppa una volontà ferrea e non può essere sottomessa: è destinata a vincere.

E la sua costanza l’ha ripagata in pieno: invece di “lasciarsi morire” si è tuffata nella vita contagiando centinaia di persone con il suo quieto ottimismo e la sua perseveranza e facendo di tutto per diffondere lo yoga fra coloro che sono affetti da SM. E lei come sta? Ha avuto l’ultima crisi nel 1993.

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