sintesi di Luciana Coèn
Marilena Capuzzimati è l’autrice di questo interessante articolo pubblicato sul n. 42 gen/feb. 2012 della rivista “Vivere lo Yoga”.
L’autrice afferma che il termine malattia (da malato: male aptus = malmesso e da male actio= mala azione, quindi condizione indotta da azione errata) può derivare da comportamenti e stili di vita errati e dalla separazione tra la mente e il corpo.
L’educazione e l’inserimento nel mondo sociale e culturale di origine e di appartenenza creano situazioni razionali e, per conformarsi alle regole insite nell’accettazione dell’appartenenza a quel gruppo, danno così inizio alla disconnessione con il proprio corpo, riducendone la sua percezione fino, talvolta, all’insorgere del mal-essere/mal-attia.
La frenesia contemporanea, la distrazione e la disattenzione verso il proprio sentire portano spesso a delegare a soggetti esterni, ritenuti più competenti, la presa in cura di parti di sé in disagio.
La malattia, il malessere non vengono quindi colti come campanelli d’allarme di una sofferenza interiore che reclamano una maggiore attenzione a sé stessi e momenti di riflessione e sosta, incrementando il già carente ascolto del mondo interno e la negazione della ricerca del sé.
La malattia, come affermato dagli orientali, colpisce ogni componente dell’Essere: corpo, mente e spirito, oscurandone, quando si materializza, la parte divina.
“Se l’accumulo di errori di vita mi ha reso malato, dovrò risanare ogni cellula prima di essere veramente guarito…” (Andreè Van Lisebeth: “Tantra – l’altro sguardo sulla vita e sul sesso”).
PRINCIPI STORICI
I testi tantrici (3000 a.C., Vijnanabhairava Tantra, Hatha Yoga Pradipika, Gheranda Samhita, Shiva Samhita) sono i più rilevanti nelle origini dello yoga terapeutico. Tali testi pongono l’accento sul concetto di energia e sullo sblocco dei canali energetici rimuovendone i ristagni. In tutti vengono indicati i disturbi e le modalità per prevenirli e alleviarli.
Nel V° cap. dell’Hatha Yoga Pradipika si elencano pericoli, sofferenze e rimedi:
“Quando per errore dello yogi il vayu (soffio) procede per una via – che non è quella corretta – non trovando la sua strada, si blocca e forma un nodo. Allora compaiono varie malattie che creano degli ostacoli (cap. V°, v. 5)
“L’Hatha yoga è il rifugio in cui trovano asilo coloro che patiscono ogni tipo di sofferenza…(cap I, v. 10)
“Le asana, sono il primo gradino dell’Hatha Yoga e sono trattate per prime, hanno come risultato la stabilità della postura, la scomparsa di ogni malattia e la leggerezza fisica (cap. I, v. 17)”
Nella Gheranda Samhita vengono indicate purificazioni, asana, pranayama e mudra per distruggere le malattie.
Nell’Atharva Veda la causa della malattia era attribuita ad un demone penetrato nel corpo e l’esorcista, con formule magiche e incantesimi, invitava il disturbo a trasferirsi sui nemici o in luoghi lontani.
Nel Vijnana Bhairava si teorizza, in chi pratica la meditazione, di come i principi sottili che formano il proprio corpo entrino in dissoluzione, manifestando così la coscienza. Infatti la “coscienza (cit), beatitudine (ananda), volontà (iccha), conoscenza (janan) e azione (kriya) sono i primi stadi dell’emanarsi della coscienza” e, ancora “nel cammino impuro si perdono i poteri sul Sè…”.
Al 1200 a. C. appartengono i Veda, dai quali nacquero i Brahmana e le Upanishad (600-300 a. C.). Nello Yoga-sutra di Patanjali (800-300 a.C.) vengono elencati gli elementi disturbanti il benessere e si disserta sul vikshepa, l’avvenimento negativo che cambia la vita.
La Bhagavad-gita (III sec. a. C.) è considerato un manuale di vita dove è possibile trovare le regole per eliminare la via del dolore.
SISTEMI FILOSOFICI
Utili allo studio dello Yoga possono essere considerati:
Nyaya e Vaisheshika, lavorano sugli organi sensoriali e riguardano la qualità della vita condizionata dai sensi;
Yoga e Samkhya, si occupano dell’individuo;
Vedanta e Mimansa, riguardano le leggi universali.
Secondo il Samkhya, la comprensione dell’esistenza dell’uomo è data da 24 parametri attivi derivanti da Prakriti (potenziale dinamico): 4 capacità, 5 organi motori, 5 organi sensoriali, 5 percezioni sensoriali, 5 elementi – pancha bhuta ), il 25° aspetto dell’individuo è la coscienza (Purusha).
Con lo svilupparsi degli organi motori (pancha karmendiya – gambe, braccia, corde vocali, genitali e ano – consentono di agire nel mondo esterno) e di quelli sensoriali (pancha jnanendriya – occhi, naso, lingua, orecchie e pelle – azione dall’esterno verso l’interno) la coscienza del bambino si modifica fino all’età adulta attivando un filtro sulla realtà e consentendo di viverla. Tuttavia, se tale crescita non è accompagnata dall’auto-ascolto e dall’interiorizzazione, si perde il contatto reale con il proprio sé.
SALUTE E MENTE
La mente è continuamente attratta dal mondo esterno nel quale vaga irrequieta e al contempo distrae l’attenzione dell’individuo dal suo mondo interno, perdendo energia e potere. Tale mancata attenzione danneggia il respiro e il corpo.
Perciò è necessario silenziare la mente, controllarla e contenerla affinché non sottragga energie al corpo e al respiro, permettendo così la riconnessione tra tali componenti.
Uno dei principi fondamentali per la salute, il ben-essere, la ben-attia, è l’unione (yoga) tra corpo-mente-respiro-spirito.
DA ANTARAKARANA A MANAS A BUDDHI.
Compito dello yoga è risvegliare la consapevolezza, cioè la percezione della realtà che avviene soprattutto a livello inconscio ma non affiora completamente alla coscienza. La consapevolezza interiore attiva l’Antarakarana, funzione di controllo che lascia nei processi vitali solo le funzioni vitali. La consapevolezza del proprio spazio interiore rende l’uomo indipendente dalla Natura e gli fa acquistare potere.
Manas: è il potere di Antarakarana quando è attivo, è il principio interiore della specie umana.
Buddhi: mente superiore, intelletto, detto anche Mahat (il grande).
Cidakasha: mondo imponderabile in cui prendono forma le idee (psiche). È sempre attiva ma solo quando Antarakarana è vigile, l’attività psichica da istintiva – propria del mondo animale e vegetale – si fa umana.
Per giungere alla consapevolezza umana totale bisogna salire più gradini:
Jagrat: capacità di osservare la realtà così com’è senza filtrarla e distorcerla in una condizione perennemente sognante;
Pratiyahara: la percezione sensoriale è rivolta al suo interno, ritirandosi dalle sensazioni derivanti dal mondo esterno. Così vengono potenziate le percezioni del mondo interno.
Dharana: percezione del contenuto del mondo interno sottile (vritti, klesha, chakra, nadi, kundalini ecc.);
Dhyana: stato di meditazione a psiche vuota e silente; vertice costituito da Antarakarana, quando la consapevolezza umana è totale. Oltre c’è la consapevolezza sovrumana, il Samadhi, pace interiore ed equilibrio.
DUKHA e SWASTHYA, (disagio e salute secondo l’Ayurveda)
Duhka in sanscrito è la condizione di sofferenza che accomuna tutti gli esseri viventi, come dice il Buddha Sakyamuni.
Swasthya è uno stato di completo equilibrio a livello di mente, corpo e coscienza, molto di più, quindi, che semplice assenza di malattia.
DINACHARYA – la routine giornaliera.
La Dinacharya, una sana routine giornaliera, legata a corretti comportamenti e stili di vita, inizia al risveglio, portando da subito l’attenzione al proprio corpo e al proprio respiro con lo stirarsi le membra.
Seguono poi l’ingestione di un bicchiere di acqua e l’igiene personale, compresa la pulizia della lingua per liberarla dalle tossine accumulate durante la notte. Si continua, poi, con la frizione e il massaggio del corpo al momento del bagno/doccia con essenze indicate secondo la propria costituzione. È importante eseguire il saluto al sole (suryanamaskar).
Prima di colazione, liberare l’intestino. Seguire una dieta corretta ed equilibrata, mangiando lentamente, in silenzio.
Passare gradualmente ad una dieta vegetariana, digiunando un giorno alla settimana per ridurre le tossine.
Durante la giornata riportare l’attenzione sul respiro per ridurre tensioni muscolari e mentali. Non controllare né rimandare gli stimoli fisiologici. Alternare momenti di attività con momenti di riposo.
Scegliere situazioni e persone che aiutino a essere sé stessi e a restare con sé stessi.
Per l’igiene mentale si ricorda che paura, nervosismo, odio, ira, possessività, avidità, attaccamento aggravano i Dosha (i tre elementi ayurvedici dell’energia vitale: vata, movimento; pitta, trasformazione; kapha, coesione, unione), mentre le preoccupazioni indeboliscono il cuore, la loquacità eccessiva dissipa l’energia.
Usare il meno possibile il pronome Io.
È importante la preparazione al sonno con bagni caldi, massaggi, unzioni, trataka (sguardo concentrato); uso di olio di sesamo sulle piante dei piedi, profumi piacevoli, suoni gradevoli. Aerare la stanza prima di coricarsi.
“Ovunque ci sia un fastidio dovuto a una malattia, in quel luogo si deve far penetrare, diffondere e trattenere il prana.” (Hatha Yoga Pradipika, cap. V, v. 23)
IL PRANA – soffio vitale.
È l’energia essenziale, vitale che attiva il corpo e la mente. Il prana vitale è localizzato nel capo mentre quello presente nell’ambiente circostante è nutritivo.
Il prana è responsabile delle più elevate funzioni cerebrali e delle attività sensoriali e motorie. Attraverso il respiro avviene un continuo scambio tra prana vitale e prana nutritivo. Durante l’inspirazione il prana nutritivo penetra nell’organismo, nutrendo il prana vitale. Con l’espirazione vengono espulsi i prodotti di rifiuto sottili.