Yantra e Mandala

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Yantra e Mandala

sintesi di Anna Orsini

Il numero 15 della rivista “Yoga +” di Febbraio/Marzo 2009, ha pubblicato un articolo che tratta i mandala e gli yantra.
L’articolista asserisce che il termine mandala, in origine “quello che possiede essenza e totalità”, in sanscrito significa cerchio o cielo. Oggi è usato anche per indicare un disegno, talvolta molto complesso, formato da punti, triangoli, cerchi, quadrati e altri elementi. Nella meditazione l’impiego dei mandala è molto comune perché, risultando dispensatori di energia che può essere assorbita attraverso gli occhi da tutto il corpo, hanno lo scopo di intensificare l’efficacia degli esercizi.
Il concetto base su cui si fonda il funzionamento del mandala è che le nostre cellule tendono a copiare le forme contenute nel mandala. Se si medita concentrandosi su un mandala e recitando i mantra ad esso legati, attraverso occhi e orecchi si manderà un impulso al cervello che produrrà determinati effetti.
In base a come è suddiviso lo spazio all’interno del mandala, si produrranno determinati tipi di energia, così come in base alla suddivisione dello spazio all’interno del cosmo variano le energie prodotte dal flusso dell’acqua, dell’elettricità, del magnetismo e dei pianeti.
Una forma avanzata di mandala, preposto alla canalizzazione dell’energia in un determinato punto del nostro cervello per creare determinati effetti, è lo yantraLa funzione di uno yantra si basa sul fatto che la coscienza viene guidata dal movimento di determinate linee che provocano nel corpo determinati riflessi. La scienza dei mandala è molto complessa e risale a più di 5000 anni fa. Ideare un mandala è molto difficile, ma copiare le forme e i colori dei mandala già esistenti può sortire gli stessi effetti.
L’impatto con le forme, i colori, la distribuzione dello spazio interno di un mandala, può essere paragonato alla visione di un’opera d’arte moderna. Se ne può ricavare eccitazione, gioia, ma anche tristezza e depressione in modo apparentemente inspiegabile. Le energie benefiche o dannose sprigionate da una simile visione sono assolutamente imprevedibili e fuori controllo: per questo progettare un nuovo mandala può risultare non solo non benefico ma addirittura dannoso.
Il tracciato essenziale che riguarda un mandala o una yantra è delimitato da linee, alcune chiuse e altre aperte, a gruppi di 3 o quattro. Ciascuna variante ha il suo significato così come i colori impiegati. Le linee rappresentano le frequenze energetiche che viaggiano su livelli di frequenza molto bassi. ( 6 o 7 Hz ). Per innalzare la condizione di coscienza si dovranno usare 1, 2, 3 o 4 linee parallele notando se esse sono chiuse o aperte, visto che ciò influenzerà la loro disposizione. Sono necessarie, quindi, conoscenze specifiche, perché un mandala risulti sicuro e positivo. E’ stato scoperto ed ormai provato che antichissime e più moderne costruzioni, che siano templi indiani, chiese o moschee, rispecchiano nella loro struttura lo stesso concetto di mandala.
Avendo, nei secoli, un unico scopo spirituale, esse differivano, in base alla religione di appartenenza, solo nella denominazione. In India, 5000 – 10.000 anni fa, era perfettamente conosciuta la tecnica legata ai mandala per la costruzione di templi e, poteva essere trasmessa in modo esoterico dai profeti dell’Oriente ai maestri costruttori riuniti in preghiera in Occidente.
Di qualsiasi costruzione si tratti è abbastanza evidente che la sua struttura tiene conto dell’attività energetica che scaturisce da una precisa combinazione di linee e di forme.