Vincere la Noia.. alla ricerca del Tempo Perduto

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Vincere la Noia.. alla ricerca del Tempo Perduto

sintesi di Patrizia De Pasquale

Antonella Malaguti – con questo articolo pubblicato sul n. 55 di marzo/aprile 2014 della rivista “Vivere lo Yoga” – affronta il tema della noia, ovverossia la questione del tempo che ci appare perso.
L’articolista afferma che, oggi, il tempo appare come una dimensione non più da vivere, bensì da consumare. Il tempo vuoto, sinonimo di inutile, appare come un qualcosa di cui liberarsi prima possibile onde evitare che alla sua presenza si affianchi la noia.

La noia può essere definita come un sentimento di insoddisfazione e di tristezza che deriva da un’assenza di motivazione: tedio esistenziale, fastidio, disagio che genera un conflitto tra la personalità, le aspirazioni dell’individuo e la sua vita reale.
Un primo modo per contrastare la noia è quello di considerare il tempo vuoto come una condizione che può annunciare suggestioni impreviste: una possibilità di uno sguardo discreto rivolto a sé stessi condito con quel distacco necessario ad un percorso di crescita interiore.

Nello Yoga il concetto di vuoto, inteso come spazio mentale, è di fondamentale importanza: shunya(in sanscrito “vuoto”) è la condizione a cui aspira il meditante, la vetta di ogni pratica. Lo Yoga – unione, congiunzione dell’individuo con il tutto, dell’unità con l’universale – non è possibile se l’unità non si svuota per essere riempita dal tutto, perché solo il vuoto contiene la pienezza.
Da una prospettiva molto elevata, meditare sul vuoto è il passo che precede il samadhi –ossia la più alta dimensione raggiungibile. Da tale prospettiva al meditante appare con evidenza l’illusorietà del tempo, tuttavia, da un punto di vista più “terreno”, il tempo è la materia di cui siamo costituiti, la dimensione con cui confrontarsi ogni giorno.
A chi soffre di noia non si può consigliare di contemplare il vuoto, perché la meditazione è quanto di più difficile ed elevato ci possa essere. Ferruccio Ascari, fondatore del Centro Studi Yoga di Milano, consiglierebbe invece, di avvicinarsi a questa esperienza concentrandosi sul respiro o su un simbolo e, offrendo una chiave per orientare diversamente la propria giornata, consiglia di praticare il karma-yoga: imparare attraverso il Seva (servizio) o azione disinteressata, cosciente ed efficace, a trasformare ogni gesto in Yoga.
Con questa disposizione mentale, l’azione (karma) diventa ricca di senso, in quanto libera dalla schiavitù dell’egotismo; privata dall’ansia della ricompensa e dai fantasmi del passato l’azione diventa aderenza al presente, a quel “qui e ora” che è riconquista di un tempo autentico”. Il rimedio principale alla noia consiste dunque nel restituire senso ad ogni azione quotidiana.
Anche le soluzioni proposte dalla dott.ssa Vincenza Di Meglio, medico e studiosa di pedagogia steineriana, si concentrano su l’azione: alimentarsi con cibo naturale che contenga gli elementi della vita e, sul piano degli stimoli, privilegiare esperienze che nutrano profondamente l’anima.

In questo ritornare a ciò che ha valore rientra anche il rapporto con la natura che, tuttavia, non va inteso esclusivamente in modo contemplativo. Il vero beneficio è un coinvolgimento attivo nella natura. Infinite sono le soluzioni per un legame diretto: la raccolta delle olive, la vendemmia, coltivare un orto o curare un balcone fiorito, lavorare la terra.
La regola fondamentale del Karma Yoga è trovare soddisfazione in ciò che si sta facendo senza essere attaccati al risultato della propria azione.
In questo modo sarà più facile rendersi conto che qualunque gesto, anche ripetitivo, se svolto con consapevolezza è esercizio di presenza: una mente attenta non conosce noia.