Smile

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Smile

sintesi di Anna Orsini

Maria Beatrice Toro è l’autrice dell’articolo “Smile”, pubblicato nel numero 140 di febbraio 2020 della rivista Yoga Journal.

Se esaminiamo le nostre emozioni di base, quelle che emergono con più evidenza sono rabbia, disgusto, paura e tristezza. Sarebbe un panorama sconsolante se non ci fosse anche la gioia che, apparentemente, è l’unica emozione positiva.

Quando siamo gioiosi siamo pieni di energia, di idee e di progetti; accettiamo sfide che magari sono fuori dalla nostra portata e non conosciamo limiti. Questo è affascinante ma può essere anche pericoloso e fuorviante.

Abbiamo due sistemi che ci guidano: c’è una mente che pensa e un’altra che sente, i loro centri si trovano rispettivamente nel sistema limbico e nella neocorteccia.

Le emozioni negative non sono piacevoli ma ci proteggono, ci fanno da freno negli stati di esaltazione che la gioia potrebbe procurarci. La neocorteccia rappresenta quanto di più umano abbiamo: la facoltà pensante. Grazie ad essa possiamo tenere a freno l’entusiasmo della gioia e fare progetti a lungo termine.

Il problema del nostro mondo attuale purtroppo non è tenere a freno gli entusiasmi ma, caso mai, riuscire a suscitarli. E’ il momento della “solitudine iperconnessa” e delle “passioni tristi”.

L’onnipervasività sociale sta cablando i circuiti della gratificazione cerebrale in modo più narcisistico: siamo più felici quando riceviamo attenzione che quando ne diamo. Mettiamo like per avere like. Abbiamo imparato, sui social, a farci vedere contenti, ma, di persona, visti i problemi di tutti, ci sembra inopportuno esserlo e diventiamo lamentosi.

Alla fine le emozioni tristi prevalgono e ci focalizzano sui singoli elementi negativi della realtà interpersonale. Quando siamo tristi o in collera siamo poco propensi a mettere in discussione le nostre credenze e convinzioni. Arroccati nel nostro bisogno possiamo tingere di negatività intere dinamiche relazionali e interi ambienti.

La gioia ci aiuta a riequilibrare le frustrazioni, “illumina” anche il nostro prossimo, quindi allarga il numero delle relazioni e ci procura maggior sostegno sociale nei momenti di difficoltà.

Dal “rallegrarsi” cristiano, alla “gioia compartecipe” buddhista, alla meditazione, da tremila anni, c’è un invito ad amarsi e a coltivare la gioia.

Secondo uno studio pubblicato in “Statistics in Medicine” la gioia influenza potentemente la dimensione sociale. Gli amici di una persona gioiosa hanno il 25% in più di sentirsi più felici anche loro.

Quando una persona si trova in un determinato stato interiore, l’effetto può diffondersi per tre gradi: agli amici, agli amici degli amici, fino a persone mai viste né conosciute.