Orientare il Respiro

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Orientare il Respiro

sintesi di Anna Orsini

Antonio Nuzzo è l’autore di un articolo pubblicato sul n. 128 di Novembre 2018 della rivista “Yoga Journal”.

L’autore afferma che la vita dell’uomo è racchiusa tra un’inspirazione e un’espirazione: in mezzo ci sono circa 5oo milioni di respiri dei quali per lo più non siamo consapevoli. Lo yoga ha elaborato uno strumento basato sulla gestione del respiro che può sostenerci nella ricerca della realizzazione del sé.

Il Pranayama (prana = energia vitale e yama = dosare, orientare ) è uno degli otto anga (rami) dello yoga. Tra lo scorrere ossessivo dei pensieri (le vritti) e la capacità di gestire la respirazione esiste una correlazione diretta; attraverso il respiro si può domare il prana e, quindi, influenzare i processi mentali.

Riuscire ad allungare la pausa tra inspirazione ed espirazione, tra espirazione ed inspirazione, senza farsi violenza e con gradualità, nella consapevolezza di questa pausa, secondo Patanjali vuol dire avere il controllo sull’atto respiratorio.

Ciò porta ad un radicale cambiamento della funzione mentale. Il respiro può rilassare, calmare e pacificare nel profondo la mente duramente messa alla prova dalle difficoltà della vita e predisporla alla meditazione.

Il respiro si apprende nella pratica di asana. Tuttavia gli otto anga (Yama, Niyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana e Samadhi) sono membri di un unico corpo e l’uno non esiste senza l’altro.

Inspirazione, espirazione e ritenzione vanno regolati in base a precise condizioni e la respirazione deve essere lunga e sottile, afferma Patanjali.

Lo yogin deve tenere conto di altitudine, temperatura, umidità e adattare la pratica all’ambiente al quale siamo profondamente connessi.

Alla fine Patanjali ci fa entrare nel concetto di “sottigliezza” delineando uno stato che trascende l’inspirazione, l’espirazione e anche la ritenzione. Uno stato al di là della stessa necessità di respirare; in assenza di un’azione volontaria, aperti all’entrata dell’ossigeno e all’uscita dell’anidride carbonica.

Entriamo nel campo del mistero; nell’assenza di vritti, nel silenzio profondo della mente, nella meditazione.