Nella stessa Frequenza

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Nella stessa Frequenza

sintesi di Luisa Bafile

In questo articolo di Marina Nasi, apparso su Yoga Journal n. 30, Febbraio 2015, ci si sofferma sugli effetti benefici del canto e, soprattutto, del canto come un vissuto condiviso con altri.

Cantare è una esperienza intima, è portare all’esterno, fuori di noi, un suono interno, qualcosa di profondamente personale.

Se a questa esperienza si aggiunge la possibilità di unire il “proprio suono” a quello di altri, ricercando l’armonizzazione, si prova un piacere particolare.

Il canto corale crea dinamiche affascinanti. Secondo uno studio dell’Università di Goteborg in Svezia, il canto corale sintonizza i movimenti muscolari e le attività neuronali dei partecipanti.

Recentemente si è visto che perfino i battiti cardiaci dei coristi si sincronizzano. Lo stesso studio spiega che gli effetti di una sessione di canto corale sono simili a quelli di una meditazione collettiva. Nel canto si modifica l’attività del nervo Vago, che è connesso con la vita emotiva e con la relazione e comunicazione con gli altri.

Il canto di lunghe strofe crea effetti respiratori simili a quelli ottenibili con la pratica di Pranayama e, analogamente a questa, aumenta il controllo degli stati mentali.

Secondo numerosi studi, fra i benefici puramente fisici del canto si possono ricordare quelli sul sistema immunitario e quelli conseguenti alla maggiore ossigenazione del sangue, grazie alla maggiore profondità dell’atto respiratorio.

Dal punto di vista biochimico, cantare insieme libera le endorfine, responsabili del buonumore, e l’ormone ossitocina che rafforza i legami del gruppo e il senso di appartenenza.

A sua volta, il senso di armonia con gli altri, secondo una ricerca dell’Università inglese Canterbury Christ Church, suscita senso di gioia, energia, rilassamento, positività.

Nei cori per uomini e donne non più giovanissimi, l’esperienza del cantare insieme contrasta la perdita di memoria, attraverso l’apprendimento di strofe e ritornelli, o l’isolamento sedentario, evitabile rispettando l’appuntamento settimanale con gli altri partecipanti.

Uno studio commissionato dall’associazione statunitense Chorus America ha dimostrato che anche nei cori dei bambini si creano le condizioni per un miglioramento della memoria e del rendimento scolastico.

Quando la voce del singolo si allinea e si armonizza con quella degli altri nasce un forte senso di appartenenza che permane anche al di fuori dello spazio-tempo del coro, promuovendo un senso di collaborazione che si estende ad altri momenti della vita.

Lo studio di Chorus America dimostra che i partecipanti al coro percepiscono il sostegno del gruppo e un forte desiderio di collaborare in modo costruttivo. Per conseguenza, chi canta in un coro ha maggiori probabilità di impegnarsi in attività di rilevanza sociale o di fare volontariato e, allo stesso tempo, è portato più facilmente a dissolvere il proprio “io” in un “noi” armonioso.