Meditazione consapevole

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Meditazione consapevole

sintesi di Anna Orsini

Amanda Morelli è l’autrice dell’articolo “La meditazione un traguardo difficile”, pubblicato sul numero di febbraio/marzo 2020 della rivista Vivere lo Yoga.

La meditazione è una speciale condizione psicofisica, alla quale si può accedere attraverso svariate tecniche.

La meditazione può essere intesa come stato meditativo, e più precisamente il quarto stato della mente (turiya) che comprende e al tempo stesso trascende, i tre stati di coscienza usuali: veglia (jagrata), sonno (svapna) e sonno profondo (susupti).

Le tecniche di meditazione che ci portano dallo stato di veglia al quarto stato della mente rientrano nel campo del fare, richiedendo alcune azioni.

Se osserviamo l’attività bioelettrica del cervello vediamo che si evidenziano quattro frequenze principali nella transizione tra gli stati di coscienza. Onde Beta (da 14 a 30 Hertz), onde Alfa (da 8 a 13 Hertz), onde Teta (da 4 a 7 Hertz) e onde Delta (da 1 a 3 Hertz).

Le onde Beta si manifestano nello stato di veglia con implicazioni di agitazione e stress man mano che ci si avvicina al picco. Le onde Alfa si evidenziano nella condizione di rilassamento (visualizzazione creativa, contemplazione, ascolto di musica particolare o dormiveglia).

Un sonno tranquillo è caratterizzato dalle onde Teta, ma più spesso un sonno agitato o una difficoltà ad addormentarsi, ripropongono onde Beta e Alfa e indicano uno stato di agitazione cerebrale. Questa agitazione può risiedere negli stati consci, e quindi ritarda l’addormentamento, o negli stati inconsci e quindi abbiamo un sonno agitato che assicura, almeno parzialmente, il riposo e la rigenerazione corporea.

Per addormentarsi e dormire bene dobbiamo cercare di essere sufficientemente rilassati, prima di andare a letto. Il rilassamento è anche il primo passo verso la pratica della meditazione. Lo stato di meditazione è una condizione extra-ordinaria alla quale la pratica ci porta, guidandoci nello spazio tra veglia e sonno. Occorre portarci sulla frequenza mentale tipica del sonno e del sonno profondo, mantenendo lo stato di veglia e, quindi, la coscienza vigile.

Nel seguire un protocollo di meditazione, ci si accorge che fin dal rilassamento sono nettamente avvertibili gli effetti positivi. Si ha innanzi tutto una diminuzione della frequenza mentale, alla quale corrisponde l’attivazione del ramo parasimpatico del sistema nervoso autonomo: il tono muscolare diminuisce, il ritmo cardiaco rallenta e il respiro si fa leggero. Durante la pratica è possibile sperimentare una condizione generale di benessere, lucidità, coscienza di sé e leggerezza, che permane nel tempo e si radica sempre di più nella personalità del praticante.

Questo migliora lo stato di salute generale, incrementa la sensibilità positiva e si percepisce sempre più la matrice spirituale della vita, con la quale si può entrare in contatto diretto.

Il “fare” come concetto muta perché ciò che “facciamo” per entrare nello stato di meditazione ci conduce a “non fare.”

E’ un viaggio verso la pura presenza: necessita di fede e abbandono e ristabilisce una relazione armoniosa fra “essere” e “fare.”

Ci aiuta a liberarci delle illusioni di perfezione dell’Ego e ci permette di accogliere con benevolenza i limiti nostri e degli altri.