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Effetti della recitazione del rosario e dei mantra yoga sui ritmi cardiovascolari: studio comparativo

Luciano Bernardi, Peter Sleight, Gabriele Bandinelli, Simone Cencetti, Lamberto Fattorini, Johanna Wdowczyc-Szulc, Alfonso Lagi *

Sommario

Scopo: esaminare se ripetizioni ritmiche, quali il rosario e i mantra yoga, possono sincronizzare e rinforzare i ritmi cardiovascolari inerenti e modificare la sensibilità baroriflessa.

Proposito: comparare gli effetti della recitazione dell’Ave Maria (in Latino) o di un Mantra, durante la respirazione spontanea e controllata, sul ritmo respiratorio e sulle oscillazioni spontanee nell’intervallo RR, sulla pressione sanguinea e sulla circolazione cerebrale.

Luogo: Firenze e Pavia, Italia.

Partecipanti: 23 adulti sani

Principali conseguenze: ritmo respiratorio, regolarità della respirazione, sensibilità baroriflessa, frequenza delle oscillazioni cardiovascolari

Risultati: sia la preghiera che il mantra, quando sono stati recitati sei volte al minuto primo causarono incrementi notevoli, poderosi e sincroni nei ritmi cardiovascolari esistenti. Anche la sensibilità baroriflessa aumentò in maniera significativa, da 9,5 (SD 4,6) a 11,5 (4,9) ms/mm Hg, P<0,05.

Conclusioni: le ripetizioni ritmiche che trascinano la respirazione a sei respiri al minuto primo induce effetti psicologici favorevoli e possibili effetti fisiologici.

Introduzione

Abbiamo scoperto che recitare l’Ave Maria e i mantra yoga aumentano e sincronizzano gli inerenti ritmi cardiovascolari, perché essi rallentano la respirazione a quasi 6 respiri al minuto primo, che fondamentalmente è in sincronia con i ritmi circolatori endogeni.

Animali ed esseri umani sani mostrano fluttuazioni ritmiche nella pressione sanguinea e nel ritmo cardiaco come risultato dei sistemi di controllo autonomi, influenzati dalla respirazione, dallo sbadiglio e dall’attività. Mayer descrisse, più di un secolo fa, un ciclo di 10 secondi nella pressione sanguinea (6/min.primo), connesso sia all’attività vagale sia a quella simpatica.1 Si è ritenuto che ciò fosse generato o da un oscillatore del nervoso centrale nel midollo allungato, oppure dal non perfetto controllo della retro-reazione, causata dall’uno o dall’altro, o da entrambi, dei due riflessi – il tempo di reazione ai cambiamenti respiratori nella pressione sanguinea, relativamente lento del baroriflesso simpatico e la reazione più rapida del vagale.2 3 4

Questi ritmi, che possono essere convenientemente analizzati per mezzo dell’analisi spettrale delle fluttuazioni cardiovascolari, hanno, di recente, acquisito una notevole importanza clinica.

E’ stato mostrato che la riduzione nelle loro reazioni è un segno premonitore indipendente dell’aumentato rischio futuro dopo un recente attacco cardiaco 5 o nell’insufficienza cardiaca.6 Un ritmo lento della respirazione (6/min. primo), di regola, ha effetti favorevoli sulla funzione cardiovascolare e respiratoria ed incrementa l’aritmia dei seni respiratori, il baroriflesso arterioso,7 l’ossigenazione del sangue e la tolleranza all’esercizio. Nell’insufficienza cardiaca cronica, riduce anche l’eccessiva sensibilità del chemoriflesso respiratorio e migliora la respirazione irregolare. 8 9 Una respirazione lenta può ridurre gli effetti deleteri dell’ischemia del miocardio e, inoltre, aumenta la tranquillità e il benessere.
9 Tali effetti derivano, almeno in parte, dalla sincronizzazione del ritmo respiratorio e di quello cardiovascolare centrale.

Un ritmo respiratorio di circa 6/min. primo coincide e rafforza le onde di Mayer (6/min. primo) di 10 secondi, aumentando, in questo modo, il potere dell’aritmia del seno respiratorio vagale. Gli effetti favorevoli di una respirazione rallentata possono essere mediati, almeno in parte, da una modulazione dell’attività autonoma sia a livello centrale che periferica (baroriflessa).

Nel corso degli esperimenti nei quali usammo l’analisi spettrale per seguire le tracce degli effetti diversi sull’equilibrio simpato-vagale prodotti dal silenzio confrontato con la lettura a voce alta, o dal silenzio in confronto al conteggio progressivo mentale, usammo il rosario come una minore condizione di controllo “dello stato di veglia dei soggetti”. Il rosario è composto dalla ripetizione di 50 Ave Maria e ripetuto 3 volte. Ogni ciclo – in Latino – per metà recitato dal prete e per l’altra metà dalla congregazione, di regola, viene completato in una singola lenta respirazione. Fummo sorpresi nello scoprire che per la recitazione di ogni ciclo (e pausa) dell’Ave Maria (sia la parte recitata dal prete che quella della congregazione e, senza prove preliminari) occorreva quasi esattamente il tempo di 10 secondi.

Crediamo che il rosario possa essere parzialmente sviluppato in quanto sincronizzato con gli inerenti ritmi cardiovascolari (Mayer), fornendo, in questo modo, una sensazione di benessere e, forse, un’aumentata reattività al messaggio religioso.

I Metodi

Sui 23 soggetti sani (16 uomini, 7 donne; età media 34 (SD 8) anni, peso 72,7 (3,2) kg., altezza 176 (1) cm., abbiamo monitorato l’elettrocardiogramma, la respirazione, la pressione del sangue in maniera continuativa e non invasiva al polso (Pilot Mod., Colin Corporation, San Antonio, TX) e la velocità del flusso dell’arteria medio-celebrale per mezzo del Doppler ultrasonografico transcraniale con sonda da 2 MHz. (Multidop S, DWL, Sipplingen, Germania). Abbiamo registrato la respirazione spontanea (sequenze di 3 minuti primi) e la respirazione controllata (sequenze di 6 minuti primi) sia durante una semplice conversazione che la recitazione in Latino dell’Ave Maria, con un soggetto che fungeva da prete e un altro da colui che risponde (non fu data alcuna istruzione riguardo alla durata che tale recitazione avrebbe dovuto avere); abbiamo registrato anche 6 minuti primi di respirazione controllata.

Allo stesso modo abbiamo registrato dati durante la ripetizione di un tipico mantra yoga om-mani-padme-om.

I soggetti monitorati non avevano esperienze precedenti di yoga, ma nei giorni che precedettero lo studio, furono brevemente istruiti su come recitare il mantra da un insegnante di yoga che non fu messo a conoscenza dello scopo della ricerca. Essi furono istruiti, in breve, a ripetere il mantra con voce “viva” e risonante; ad ascoltare il suono prodotto e lasciarlo fluire liberamente; e a completare, agevolmente, l’espirazione alla fine del mantra, interponendo, eventualmente, una pausa, prima di iniziare il prossimo ciclo, se questa si rendesse necessaria. Nessuna istruzione fu fornita riguardo al tempo di durata della ripetizione, né riguardo al picco del canto.

Le registrazioni furono ottenute in ordine casuale, eccetto per la respirazione controllata, eseguita sempre per ultima. Per la respirazione controllata usammo un metronomo elettronico insieme ad un segnale visivo, come negli studi precedenti.
10 I dati furono acquisiti direttamente al tasso di campionatura di 500 Hz/canale per ottenere le sequenze di intervalli RR e della pressione sistolica e diastolica del sangue. Per mezzo dell’analisi spettrale, misurammo l’ampiezza e la frequenza delle principali fluttuazioni nella respirazione e in tutti gli altri segnali, che furono confrontati nelle varie condizioni. In aggiunta, usando una tecnica derivante dall’analisi spettrale, dividendo le ampiezze delle oscillazioni nell’intervallo RR e dalle corrispondenti ampiezze delle oscillazioni nella pressione sistolica del sangue, misurammo l’aumento del baroriflesso spontaneo.
34 Alla fine, la regolarità della respirazione, in ogni condizione e per ogni soggetto, fu valutata attraverso il coefficiente di variazione (deviazione standard/medio x 100) del ritmo respiratorio.

Risultati

Sia l’Ave Maria che il mantra yoga ebbero effetti similari, rallentando la respirazione a circa 6/minuto primo e, quindi, avendo un effetto evidente sulla sincronizzazione e aumentando anche la variabilità in tutti i ritmi cardiovascolari (vedi tabella). Ciò non fu notato solo nei segnali respiratori, ma anche negli intervalli RR, nella pressione sistolica e diastolica del sangue e nel segnale del flusso del sangue transcraniale. Durate la respirazione spontanea, il ritmo respiratorio spontaneo era di 14,1 (4,8) al minuto primo; rallentò nel corso della conversazione libera e, rallentò, ulteriormente, durante la recitazione dell’Ave Maria e del mantra, per attestarsi in entrambi i casi vicino al ritmo di Mayer (periodo di 10 secondi) di 6/min. primo.

Frequenza, variabilità respiratoria e sensibilità del baroriflesso, in 23 adulti sani. I valori sono medi (SDs)

Frequenza respiratoria (respiri/min.)
Variabilità respiratoria § (%)
Sensibilità del baroriflesso (ms/mm Hg)
Respirazione spontanea
14,1 (4,8)
21,6 (4,5)
10,5 (5,3)
Respiraz. lenta e controllata
6,0 (0,01)
5,4 (0,7) **
13,2 (6,6) *
Convers. Libera
7,6 (2,4) ***
37,4 (2,2) **
9,5 (4,6)
Ave Maria
5,6 (1,1) ***°
8,3 (1,8) **°°
11,5 (4,9) °
Mantra
5,7 (0,6) ***°
6,2 (0,7) **°°
12,3 (3,6) °
*P<0,05 -**P<0,01 -***P<0,001 v respir. spontan. – °P<0,05 – °°P<0,001 v convers. libera
-§ Coeffic. di variaz. (SD/mediox100) della frequenza respiratoria, per ogni soggetto durante ogni registrazione

La conversazione libera ha ridotto in maniera più irregolare il ritmo respiratorio (vedi tabella). La respirazione risultava in maniera evidente più regolare durante la respirazione lenta, l’Ave Maria e il mantra, mentre si registrava una minore regolarità durante la libera conversazione rispetto alla respirazione spontanea (vedi tabella). Un dato straordinario fu la constatazione che la regolarità della respirazione osservata durante la recitazione dell’Ave Maria, o del mantra, fosse simile a quella osservata nel corso della respirazione controllata – 6/min. primo – ad indicare che questi metodi erano in grado di stabilizzare il ritmo respiratorio in modo tanto efficace quanto preciso.

I valori massimi dell’analisi spettrale della respirazione e di tutti i segnali cardiovascolari risultavano sincronizzati durante la sequenza dell’Ave Maria e del mantra, in quanto essi si verificarono alla stessa frequenza. Inoltre, il valore massimo della respirazione era più stretto durante la sequenza dell’Ave Maria che durante la respirazione spontanea e la libera conversazione, ancora una volta come conseguenza di una respirazione più regolare. Tale modulazione aumentata nei ritmi cardiovascolari influenzò il meccanismo di controllo cardiovascolare: la sensibilità baroriflessa arteriosa aumentava nel cambiamento dalla respirazione spontanea alla respirazione lenta e controllata a 6/min. primo e, dalla libera conversazione all’Ave Maria, o dalla libera conversazione al mantra.

Discussione

La durata dell’Ave Maria e del mantra yoga, espresso in lingua originale, si aggirò sui 10 secondi per ciclo. Tale frequenza (6/min. primo) coincide con la frequenza spontanea dell’onda di Mayer dei soggetti e, di conseguenza, per la sincronizzazione dell’efflusso simpatetico e vagale questa oscillazione cardiovascolare aumentava. Ciò risultò anche nelle fluttuazioni ritmiche del flusso del sangue cerebrale, che poteva influenzare direttamente le oscillazioni nervose centrali.11

Il semplice conversare ha l’effetto di modulare il ritmo del respiro e, in generale, sebbene resti irregolare, lo riduce. Se la conversazione diventa ritmica, la respirazione si stabilizza ad una frequenza costante. Se tale frequenza coincide con i ritmi cardiovascolari spontanei, tali ritmi vengono rafforzati. Il ripetuto addestramento a rallentare la respirazione riduce anche il ritmo della respirazione spontanea e, in questo modo, può produrre effetti maggiormente prolungati nel tempo.
7 8 9 Abbiamo mostrato che la recitazione della preghiera o del mantra produce effetti simili a quelli della respirazione lenta,7 aumentando il baroriflesso arterioso che, da tempo, rappresenta un fattore prognostico favorevole negli studi sui pazienti cardiaci.5 6

Trattasi di pratiche culturalmente distinte?

C’è qualcosa che unisce queste due pratiche, geograficamente e culturalmente, distanti? In maniera sorprendente, esiste un’evidenza storica. Il rosario fu introdotto in Europa dai crociati, che lo presero dagli Arabi, i quali – a loro volta – lo copiarono dai monaci Tibetani e dai maestri yoga Indiani. 12 Ciò sorregge l’ipotesi che caratteristiche ed effetti similari dei mantra e del rosario non possano essere una semplice coincidenza.

I benefici degli esercizi di respirazione nella pratica di yoga di rallentare la respirazione sono stati a lungo riportati 8 e i mantra possono essersi sviluppati come un semplice stratagemma per rallentare la respirazione, migliorare la concentrazione e indurre la calma.13 Di regola, i mantra vengono ripetuti in sequenze superiori a 100 volte, più o meno come per il rosario (150 volte). Il tempo richiesto – relativamente lungo – per portare a termine l’intera sequenza è simile a quello che occorre per le moderne sessioni di una qualsiasi attività fisica. Ciò sembra suggerire che uno degli scopi potrebbe essere quello di indurre cambiamenti fisici oltre che psicologici.

A causa del gran numero di ripetizioni della stessa preghiera, il rosario è unico tra le preghiere della religione Cristiana. Il ritmo necessariamente imposto da queste ripetizioni induce, ad una frequenza predeterminata, un ritmo respiratorio fisso. Nelle epoche in cui non erano ancora stati inventati i cronometri e il metronomo, una sequenza ritmica era il modo più facile per mantenere il tempo, ragionevolmente preciso, nell’arco di diversi secondi per respiro e, quindi, un buon metodo per imparare a rallentare la respirazione ad una determinata velocità, senza la necessità di concentrarsi sulla respirazione stessa (la consapevolezza corporea non era incoraggiata nella cultura Cristiana del Medio Evo). Pertanto, nelle due pratiche esistono delle notevoli similitudini (durata e numero di ripetizioni) e nei loro effetti cardiovascolari. Le circostanze storiche che portarono il rosario in Europa sembrano suggerire anche che tali similitudini non fossero solo coincidenze. Questa pratica introdusse nella cultura Occidentale – in maniera consapevole o meno – un nuovo elemento, in precedenza sconosciuto, della pratica della salute Orientale. Il rosario potrebbe essere considerato, oltre che una pratica religiosa, come una pratica salutare.

 

Dipartimento di Medicina Interna, Università di Pavia – Italia – Luciano Bernardi, professore associato di medicina interna;
Dipartimento di Medicina Cardiovascolare, John Radcliffe Hospital, Oxford OX3 9DU – Peter Sleight, professore;
Dipartimento di Medicina Interna, Unità Ospedaliera S. Maria Nuova – Firenze – Gabriele Bandinelli, medico, Simone Concetti, medico, Lamberto Fattorini, medico, Alfonzo Lagi, medico.
Contributi: LB, GB, SC, LF e JW raccolsero i dati; LB e JW li analizzarono. Tutti gli autori contribuirono all’idea e al progetto dello studio, nonché nella redazione del manoscritto.

Note

1 Mayer S. Studien zur Physiologie des Herzen und der Blutgefaesse 6. Abhandlung: uber Blutdruckschwenkungen. [Studi sulla fisiologia del cuore e dei vasi sanguinei 6. Discorso sulle fluttuazioni nella pressione del sangue]. Sitz Ber Akad Wiss Wien, Mathe-Naturwiss Kl Anat 1876; 74:281-307.

2 De Boer Rw, Karemaker JW, Strackee J. Hemodynamic fluctuations and baroreflex sensitivity in humans: a beat-to-beat model. Am I Physiol 1987; 253:680-9.

3 Sleight P, La Rovere MT, Mortara A, Pinna G, Maestri R, Leuzzi S. e altri. Physiology and pathophysiology of heartrate and blood pressure variability in humans: is power spectral analysis largely and index of baroreflex gain? Cin Sci 1995; 88:103-9

4 Piepoli M, Sleight P, Leuzzi S, Valle S, Spadacini G, Passino C. e altri. Origin of respiratory sinus arrhythmia in conscious humans: an important role for arterial carotid baroreceptors. Circulation 1997; 95: 1813-21.

5 La Rovere MT, Bigger JT Jr, Marcus FI, Mortara A, Schwartz PJ. Baroreflex sensitivity and heart-rate variability in prediction of total cardiac mortality after myocardial infarction. Lancet 1998; 351: 478-84.

6 Nolan J, Batin PD, Andrews R, Lindsay SJ, Brooksby P, Mullen M. e altri. Prospective study of heart rate variability and mortality in chronic heart failure: results of United Kingdom heart failure evaluation and assessment of risk trial (UK-heart). Circulation 1998; 98: 1510-6.

7 Bernardi L, Gabutti A, Porta C, Spicuzza L. Slow breathing reduces chemoreflex response to hypoxia and hypercapnia and increases baroreflex sensitivity. J Hypertens 2001; 19-2221-9.

8 Bernardi L, Spadacini G, Bellwon J, Hajric R, Roskamm H, Frey AW. Effect of breathing rate on oxygen saturation and exercise perfomance in chronic geart failure. Lancet 1998; 351: 1308-11.

9 Friedman EH, Coats AJS. Neurobiology of exaggerated heart rate oscillations durino two meditative techniques. Int. J Cardiol 2000; 73-199.

10 Bernardi L, Wdowczyc J, Valenti C, Castoldi S, Passino C, Spadacini G. e altri. Effects of controlled breathing, mental activity and mental stress with o without verbalisation on heart rate variability. J Am Coll Cardiol 2000; 35:1462-9.

11 Cencetti S, Lagi A, Cipriani M, Fattorini L, Bandinelli G, Bernardi L. Autonomic control of cerebral circulation in normal and impaired control of peripheral circulation. Heart 1999; 82:365-72.

12 Lehmann J. Die Kreuzfaher. Munich: Bertelsmann, 1976.

13 Hewitt J. The yoga of breathing posture and meditation. London: Random House, 1983.

 

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