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sintesi di Luisa Bafile

In questo articolo di Yoga Journal – n. 81, Marzo 2014 – l’autrice Antonella Malaguti ci introduce ad un tema affascinante: lo Yoga come risorsa durante e dopo la gravidanza.

In realtà, l’osservazione che l’autrice ci sottopone è di più ampio respiro e riguarda le modificazioni ormonali e psicologiche che periodicamente interessano il corpo femminile e che sono fin dall’antichità messe in relazione alle fasi lunari. Così, alla luna crescente corrisponde simbolicamente la fase di pre-ovulazione, caratterizzata da energia dinamica; alla luna piena corrisponde l’ovulazione con la sua potenziale creatività; alla luna calante corrisponde la fase premestruale, dove domina l’intuizione; alla luna nuova corrisponde la fase mestruale, caratterizzata dal liberarsi di un’energia interna.

E’ necessario disporre di una notevole capacità di ascolto di sé per poter percepire le variazioni ormonali mensili o addirittura il momento dell’ovulazione. Una sensibilità così sottile e affinata permetterebbe di praticare asana e pranayama utili a gestire eventuali disturbi del ciclo mestruale.

L’ascolto del proprio corpo diventa davvero importante durante la gravidanza. Prima di tutto, sarebbe utile apprendere le fondamentali conoscenze di anatomia e fisiologia del corpo femminile e le modificazioni cui esso va incontro durante la gravidanza. In questo periodo, praticare yoga risulta efficace non solo come attività fisica, per tonificare la muscolatura e sciogliere le articolazioni, per migliorare la circolazione, rafforzare l’apparato respiratorio e riequilibrare il sistema nervoso; il suo valore più importante sta nell’accrescere la capacità di auto-osservazione.

Per molte donne, l’occasione di contatto con il mondo dello yoga si presenta proprio grazie ai corsi di preparazione al parto, dove la pratica viene a volte integrata con attività di ascolto e sostegno seguite da ostetriche e psicologhe.

Per quanto riguarda la pratica di yoga, oltre a consultare il proprio ginecologo e a prestare particolare attenzione nel primo trimestre della gravidanza, l’attenzione al proprio corpo e al bambino che vi sta crescendo è la regola più importante da seguire, perché consente di modificare nel tempo il modo di eseguire un asana e di esplorarne, nel tempo, i diversi effetti.

Come indicazione generale, è opportuno evitare qualsiasi postura che non risulti confortevole e qualsiasi sforzo, compressione o torsione che coinvolga l’addome; anche sdraiarsi a terra supine, o prone dopo il quarto mese, è da evitare. Allo stesso tempo vanno evitate le apnee o le respirazioni veloci.

Un lavoro dedicato al pavimento pelvico è importante per liberare le tensioni della zona perineale che si collegano ad emozioni e sentimenti profondamente radicati. Anche il lavoro sulla postura eretta, e dunque sull’allineamento del corpo, è utile nel periodo in cui l’aumento di volume dell’addome sposta in avanti il baricentro costringendo a una compensazione della colonna vertebrale che si dispone in iperlordosi.

E’ dunque importante imparare ad alleggerire la muscolatura paravertebrale, rilassando in profondità il bacino, per evitare sciatalgie e per dare sollievo alle gambe appesantite o affaticate.

Avvicinandosi al parto sono naturali sentimenti di timore o inadeguatezza, ma normalmente nelle fasi più avanzate della gravidanza viene in aiuto la curiosità che avvolge il momento del parto e il desiderio di incontrare la creatura che si porta in grembo.

In questa fase ci si dedica soprattutto ad acquisire tecniche di respirazione e di rilassamento che rinsaldino la fiducia in sé stesse rispetto ad una prova che mobilita tutte le proprie risorse: fisiche, psicologiche, emozionali; si impara a modulare il dolore e a gestire sentimenti anche opposti: desiderio urgente, timore, senso di perdita della speciale relazione che sta per esaurirsi, curiosità per la nuova situazione che si creerà tra madre e figlio a seguito del parto.

Durante il travaglio si mettono in atto alcune tecniche specifiche di respirazione e l’abitudine all’osservazione distaccata, appresa nella pratica dello yoga. Queste capacità aiutano a mantenere il controllo del corpo assecondando la dilatazione pelvica e la discesa del feto nel canale del parto.

Il canto dell’OM e le respirazioni che comportano lunghe e lente fasi espiratorie accompagnano il susseguirsi delle contrazioni e aiutano a contenere il dolore.

Nella fase espulsiva si fa ricorso alla pratica di ujjayi, che favorisce la spinta alleggerendo però la compressione.

Dopo il parto, la pratica di yoga può aiutare nel recupero dell’allineamento della colonna vertebrale, nel ripristino della fisiologica peristalsi intestinale e del corretto sostegno muscolare agli organi addominali, nel recupero del tono muscolare del pavimento pelvico, oltreché nel drenaggio dei liquidi in eccesso.

La fase dopo-parto, tuttavia, è molto delicata ed anche il recupero della condizione fisica deve rispettare tempi fisiologicamente corretti: la perdita del peso in eccesso si può ottenere durante l’allattamento in modo spontaneo e graduale e non va forzata con diete dimagranti.

E’ sufficiente dedicarsi a una pratica yoga costante, anche di breve durata, calma e priva di sforzi, accogliendone con gratitudine gli effetti rilassanti, stabilizzanti ed energizzanti, che sostengono la mamma e si riversano positivamente sul bambino.