Lo Yoga della Superficialità

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Lo Yoga della Superficialità

sintesi di Cristina Ligori

Il n° 10 della rivista “Yoga+”, Aprile/Maggio 2008, ha dedicato un articolo al modo in cui lo yoga si è diffuso in Occidente; l’indagine investigava, naturalmente, non il senso del suo iter bensì la sostanza.
Lo yoga ha come scopo il superamento del dualismo fra mente e corpo, fra l’Io e il Tu, fra il sacro e il profano, fra la sua pratica in palestra e la vita quotidiana. In altre parole, lo yoga è spiritualità vissuta.
Un valido aiuto perché si superi la natura “duale” della coscienza e portarla ad essere “coscienza infinita”, è il testo Yogasutra del saggio Patanjali. Attraverso le varie tappe in esso designate è possibile “sviluppare una coscienza yoga e integrare nella vita quotidiana tutti gli aspetti dello yoga”.
Altri testi, come i Veda e le Upanishad, trattano il tema del dualismo, e insegnano come giungere alla spiritualità vissuta.
In Occidente, invece, lo yoga è stato depauperato dell’aspetto più complesso e spirituale, della sua unicità tra l’individuo e tutti gli altri esseri, uniti sia fra loro che con tutto ciò che li circonda.
In questo modo le asana sono diventate solo posizioni per tonificare o allungare i muscoli; in seguito, la loro mercificazione attraverso corsi e libri ha sminuito l’aspetto fondamentale dello yoga, cioè quello di aiutare le persone a capirsi reciprocamente e a superare la divisione tra spiritualità e quotidianità.
E’ bene sperare che passi la moda di uno yoga superficiale per lasciare spazio a quello vero.