L’insegnante di yoga – Un amico che ti aiuta

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L’insegnante di yoga – Un amico che ti aiuta

sintesi di Luisa Bafile

Il numero 11 della rivista “Yoga +” del giugno/luglio 2008, affrontando il tema sul ruolo dell’insegnante di yoga, ha intervistato il francese Philippe de Fallois.
Nel raccontare il suo percorso, Philippe illustra il rapporto con il suo straordinario insegnante, gli aspetti fondamentali delle sue lezioni e della sua pratica yoga, la situazione dello yoga in Francia, le tendenze d’oltreoceano e quelle europee e, infine, i valori fondamentali di un vero insegnante di yoga.
Philippe de Fallois ha scoperto lo yoga all’età di vent’anni mentre studiava all’università e ne è stato subito toccato nel profondo, perché – come lui dice – lo yoga è un qualcosa di strutturato e strutturante e la vita ha bisogno di chiarezza e di una direzione. Lo yoga lo ha cambiato profondamente e lo ha aiutato a vedere la vita con maggior lucidità. All’università frequentava un corso tenuto da un discepolo di Nil Hahoutoff e, in seguito, ha personalmente conosciuto il maestro e non ha più abbandonato le sue lezioni.
Più tardi lo stesso Hahoutoff gli offrì la possibilità di insegnare e da allora in avanti, sentendosi del tutto appagato dal proprio lavoro, non si è più interessato alla ricerca di altri tipi di yoga. Una volta Hahoutoff ha detto che “lo yoga è per tutti, ma non tutti sono fatti per lo yoga”. E dunque ci sono persone molto interessate al proprio sviluppo e altre che non lo sono. Lo yoga è una lingua, un dizionario. E’ il sapere dell’anima. Le persone dovrebbero aprirsi allo yoga e porsi in maniera ricettiva. La maggior parte delle persone, però, non è né aperta né ricettiva.
Hahoutoff nacque nel 1900 a Tiflis (Tbilisi, in Georgia). Abbandonò nel ’17 la Russia comunista approdando, come molti conterranei in quel tempo, a Parigi. Qui conobbe un maestro indiano che gli dette lezioni di yoga. Praticavano giorno e notte, senza pause. Quell’incontro portò Hahoutoff a una profonda maturazione, rendendolo capace di insegnare in un modo magico.
Era un uomo straordinario, si impegnava nei più disparati settori: fisico, sportivo, culturale, morale, spirituale. Si è dedicato al balletto, nel quale ha fatto carriera ed è stato trapezista in un circo. La guerra interruppe questo lavoro. Hahoutoff partecipò alla resistenza, soprattutto nell’attività di sabotaggio. Dopo la guerra si impegnò, nel sud della Francia, in un progetto di rieducazione psicologica per bambini con squilibri sociali. Negli anni Cinquanta tornò a Parigi, dove insegnò yoga fino al giorno della sua morte, nel 1982.
Collaborò alla creazione della Fèdération Nationale Française de Yoga.
Non ha mai avuto una scuola tutta sua, ma ha sempre insegnato presso altre strutture.
Il suo principio era “se vuoi imparare, vieni; se vuoi continuare ad imparare, ritorna”. Era un sostenitore del concetto che la società può cambiare se cambia l’individuo: la politica è solo una maschera del potere, dell’ego e dell’indifferenza. Anche nello yoga è importante il tema dell’ego. L’insegnante non dovrebbe dare spazio al proprio ego, deve mettersi al servizio dell’allievo e dargli tutti i mezzi che lo yoga offre per essere felice. Non deve imporsi su di lui.
Oggi quasi tutti insegnano cosa e come vogliono, ma lo yoga ha lo scopo di permettere a ciascuno di trovare il proprio posto nella vita. Purtroppo nel nostro tempo non c’è spazio per il tradizionale tipo di vita dell’ashram, ma Hahoutoff creava e comunicava lo stesso stile di vita: con lui bisognava affidarsi completamente all’insegnante, seguirne le direttive e permettere che le trasformazioni accadessero. Nil Hahoutoff era il karyana mitra (l’amico che aiuta): paziente, disponibile, attento, pieno di umorismo. Rappresentava lo yoga in persona, non si limitava a parlarne ma lo viveva offrendo il suo esempio; colpivano i suoi modi, la sua profonda comprensione delle cose.
Una lezione di Nil Hahoutoff durava due ore: un’ora di esercizi preparatori, per la colonna vertebrale, i polmoni e il rilassamento; la seconda di esercizi per il risveglio delle energie e la stabilità. C’erano sequenze come surya namaskar e asana molto potenti. A volte si eseguiva pranayama, altre volte si recitavano mantra. Le lezioni erano molto metodiche e si basavano su yama, niyama e pranayama.
La sua dottrina, che si tramanda da maestro a discepolo, si lega alla tradizione dello jnana yoga, lo yoga della conoscenza: la mente diventa lo strumento per la comprensione di sé stessa.
L’insegnante di yoga ha molti compiti e doveri e Hahoutoff ha sempre avuto molta attenzione per le relazioni umane. L’insegnante però non è il sostituto di un padre o di un compagno. Di lui si è detto che fosse molto severo, ma è lo yoga ad essere una disciplina severa ed è l’uomo che deve muoversi verso lo yoga, non viceversa.
Philippe de Fallois insegna hatha yoga. Sostiene che quando l’allievo si avvicina allo yoga porta con sé dubbi e problemi: il lavoro sta nel ristrutturare la persona dandole nuova forma. In questa fase ci sono due elementi fondamentali: la spina dorsale e la funzione polmonare, che sono le fondamenta del nostro corpo. Occorre riequilibrare la spina dorsale rendendola flessibile e portando l’attenzione alla cintura scapolare e alla cintura pelvica. Parallelamente occorre migliorare lo stato di salute e armonizzare la mente. Un punto molto importante, sul quale anche Hahoutoff insisteva particolarmente, è l’alimentazione vegetariana.
Una delle più belle definizioni di yoga è proprio quella che proviene dalla tradizione dello jnana yoga: “Lo yoga è l’unione delle pratiche che hanno lo scopo di portare l’essere umano a diventare ciò che è stato destinato a diventare”. Ma oggi l’uomo è ancora molto lontano da questo obiettivo. Lo yoga porta a trasformarci, a pensare, a guardare, a mangiare – in una parola a vivere – diversamente.
Attualmente il numero degli allievi in Francia è sicuramente di molte centinaia di migliaia. Nella regione dell’Ile-de-France, dove si trova Parigi, ci sono ben 5000 insegnanti che lavorano da anni. Negli ultimi tempi stanno avendo molto successo le scuole di yoga “commerciale” statunitense. In proposito, la Fédération des Enseignants du Yoga, alla quale de Fallois appartiene, è molto scettica: si tratta di uno yoga assai atletico, però molto popolare. Gli americani amano lo yoga sportivo, come mera disciplina fisica e in questo senso, lo yoga può considerarsi una delle tante discipline del “benessere”. Ma manca la dimensione spirituale. Normalmente in Occidente si tende ad assimilare solo alcuni elementi dello yoga, lasciando da parte ciò che è fondamentale, cioè le basi e lo scopo.
Probabilmente questo tipo di yoga continuerà ad espandersi in Europa, e del resto gli Americani non sono i soli a pensarla così: alcune personalità indiane hanno già preso la stessa direzione.
In effetti, dipende dagli insegnanti quale yoga comunicare. Ad alcuni di essi piace lo yoga ginnico, altri preferiscono un lavoro orientato sulla coscienza. Ma è comunque all’insegnante che spetta il compito di trasmettere l’essenza dello yoga. L’allievo si affida al maestro perché lo illumini sulla pratica e lo accompagni nel suo viaggio verso l’armonizzazione. Lo yoga è un qualcosa che forma l’individuo.
Ogni giorno nascono nuove scuole e vengono richiesti nuovi insegnanti, ma bisogna chiedersi se tutto questo sia realizzabile: la formazione di un insegnante è un percorso complesso, che deve portare a scoprire in sé una base interiore stabile e una vera vocazione all’ insegnamento dello yoga.

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