Liberati dalle tue resistenze

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Liberati dalle tue resistenze

sintesi di Anna Orsini

Sally Kempton è certa che nell’essere umano ci sia un paradosso sconcertante. Lo sostiene in un articolo pubblicato sul n. 93 – maggio 2015 – della rivista “Yoga Journal”.

L’autrice afferma che ci opponiamo non solo alle difficoltà della vita, ma anche ai suoi potenziali piaceri.

In alcuni casi la resistenza è opportuna, altrimenti saremmo sopraffatti da ciò che ci succede. La funzione del sistema immunitario dell’organismo ha la funzione di resistere agli invasori, quali microbi, batteri, virus. Esiste anche un sistema immunitario psicologico che serve a tenere lontano gli intrusi che inducono a temere la perdita di controllo, la sicurezza della routine, il cimento indotto dalle novità.

In età adulta il nostro Ego ha già creato una serie infinita di barriere e gabbie che dovrebbero tenerci lontani dal pericolo ma, in alcune condizioni, ci bloccano nel nostro divenire.

La tendenza alla resistenza può accompagnarci per anni senza manifestarsi chiaramente per quello che è: paura di cambiare. In questo ambito yoga e meditazione possono essere di grande aiuto perché ci indicano come prendere consapevolezza del tipo di resistenza che, in quel momento, ci blocca.

La forma più semplice di resistenza è quella che ci impedisce di fare ciò che si ha intenzione di fare, mettendoci davanti una serie di falsi impedimenti a mettere in pratica il cambiamento. Responsabilità, impegni già presi e improcrastinabili, difficoltà di tempo e di spazio; si può combattere questo atteggiamento concentrandosi sui benefici, certi, che ricaveremo dalle “novità”.

Praticando yoga è doveroso vincere la pigrizia e la resistenza iniziale, trovare il tempo e lo spazio per srotolare il tappetino.

Un altro tipo di resistenza che allontana dall’obbiettivo è la distrazione, cioè praticare in maniera automatica con la mente altrove, magari volta alla prestazione e non al significato profondo di ciò che si sta facendo. Così come voler essere “bravi” nell’eseguire e nel meditare ma, la perfezione è nemica del bene, “ricordiamoci di fermarci “ come dice Pema Chodron insegnante buddista tibetana.

Una volta raggiunta una certa quiete in meditazione, ecco un’altra insidia: la resistenza a spingerci oltre i nostri limiti. La resistenza,ancora una volta, nasce dalla paura delle emozioni ignote, dell’essenza, della grandiosità. L’Ego è per natura diffidente nei confronti dell’Essenza che non ha limiti, che non può essere imbrigliata in giudizi, che non può essere “capita” fino in fondo, ma solo sperimentata direttamente. La meditazione crea la cornice entro la quale è possibile liberarsi dai soliti stati emotivi, dai soliti pensieri, dalle solite gabbie.Fa entrare in uno spazio dove si può essere “noi” a prescindere dalla nostra identità storica e sociale, dove c’è verità e questa verità possiamo portarla nell’agire della vita quotidiana.