L’arte di Educare

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L’arte di Educare

sintesi di Simona Elena Ciaramella

Swami Joythimayananda è l’autore di questo articolo pubblicato sul n. 116 – settembre 2017 – sulla rivista “Yoga Journal”.

L’autore ritiene che l’arte di educare sia un’azione sacra, «da utilizzare con saggezza, per coltivare la natura più elevata dell’uomo». Educare è l’arte suprema di trasmettere la vita attraverso la filosofia, i principi dell’esistenza e la pratica, che favorisce l’attuazione di tali principi.

In sanscrito con le parole Bodhana o Diksha (di dare, ksha liberare) ci si riferisce all’insegnamento che mira a risvegliare l’animo di un allievo che viene condotto verso la vita spirituale, verso la liberazione da maya, l’illusione. L’allievo impara a vivere nella verità, purezza, sincerità, pazienza, resistenza, perseveranza, coraggio e autocontrollo.

La via spirituale (della riduzione) e la via materiale (dell’aumento) sono le due strade principali da seguire quando si parla di apprendimento.

La prima, Atmika marga, è la via spirituale lungo la quale il Maestro, o Guru, assume il compito di risvegliare la coscienza dell’allievo, guidandolo lungo il cammino della spiritualità con animo puro, attingendo anche a forze misteriose. Il discepolo, da parte sua, ha il compito di seguire il Maestro con umiltà, senza porsi domande sulle ragioni logiche o intellettuali del suo insegnamento.

Laukika marga, la via dell’aumento, è la via materiale, quella dell’intelletto, la via che aprono gli insegnanti o i professori che nei loro insegnamenti attingono alla scienza e alla logica.

Colui che trasmettendo la sapienza elimina il buio è il Guru, colui che risveglia la coscienza del suo allievo e veicola principi di verità attraverso il diksha, l’insegnamento supremo.

Il metodo tradizionale attraverso il quale la filosofia vedica trasmette forme di conoscenza è detto Parampara, in sanscrito. Secondo il metodo, Guru e Sishya (il discepolo) vivono un legame profondo e diretto, come quello che lega un genitore e un figlio, un rapporto all’interno del quale il discepolo segue e offre i suoi servizi al Maestro, con pazienza, umiltà e perseveranza per almeno 12 anni, fino a quando il Guru riterrà che sia arrivato il momento.

Sarà il Guru a donare il Diksha all’allievo, dopo aver osservato, messo alla prova e accompagnato la sua crescita spirituale. Il rituale può essere impartito con lo sguardo (Nayana Diksha), con il tocco della mano (Parisa Diksha), attraverso la lettura di testi sacri (Sastra Diksha), o la conoscenza dello Yoga (Yoga Diksha). Il Guru può anche trasmettere nel discepolo l’energia del divino (Mantra Diksha), oppure lo stato del distacco (Sanyasa Diksha), ma è in grado anche di unire l’anima del discepolo alla sua e rimetterla nel corpo dell’allievo come una nuova nascita (Atma Diksha).

In passato, l’insegnamento era considerato un dovere sacro; oggi il suo valore è cambiato e ha assunto sempre più i connotati di una professione: gli allievi imparano velocemente tecniche senza, però, sperimentare la pazienza, la perseveranza e l’umiltà di un percorso molto lungo e faticoso sulla via della saggezza.

Bisogna pensare al rapporto fra Guru e discepolo come a un legame molto profondo, basato su un’intima spiritualità: è un colloquio di anime.

Il Guru rimane sempre vivo nel cuore del discepolo e viceversa, in una relazione infinita, eterna. Maestro e discepolo non si allontanano mai del tutto l’uno dall’altro, vivono l’uno nel cuore dell’altro in un ciclo perenne. Come un seme che cadendo dall’albero nutre l’albero madre e diventa energia dell’albero originario. Oppure, come un seme che viene trasportato lontano dall’albero madre, darà forma a una nuova vita, perpetuando la ciclicità della vita stessa.

Maestro e discepolo, anche se in modo diverso, si assumono entrambi una grande responsabilità: il maestro può anche mettere in difficoltà l’allievo e l’allievo deve confrontarsi con la difficoltà attingendo a doti di pazienza, umiltà, perseveranza, sincerità.

In questo modo ognuno di noi è, al tempo stesso, discepolo e Maestro, poiché tutti impariamo e insegniamo. Viviamo in una collettività e ogni nostra decisione coinvolge gli altri e il mondo. Niente sparisce, ma tutto va e viene in un continuo flusso vitale ciclico perché tutto ciò che dall’Assoluto viene all’Assoluto ritornerà.