La ricerca della felicità

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La ricerca della felicità

sintesi di Luciana Coen

Emina Cevro Vukovic è l’autrice di un articolo pubblicato sulla rivista “Yoga Journal” – aprile 2013, n. 72 – avente per tema la ricerca della felicità.
L’autrice cita Fabio Sbattella (Presidente associazione onlus Psicologi per i popoli, Milano www.psicologiperipopoli-milano.org), il quale afferma che il contrario della felicità è la paura. Felicità è ottimismo, soddisfazione; paura è la chiusura dell’orizzonte, l’impotenza, il pericolo.
Nel mondo attuale la paura è sempre più presente e forse è questo il motivo per cui crescono la letteratura e gli incontri sulla felicità. La domanda da porsi: è possibile essere felici in una situazione mondiale di crisi economica, politica, ambientale, climatica.
Alcuni studi sociologici dimostrano che, per la felicità, è necessario soddisfare i bisogni primari (cibo e abitazione) e che, invece, la ricchezza risulta essere inversamente proporzionale alla felicità. Questo assioma è noto come paradosso di Easterlin, economista californiano studioso del fenomeno, per altro già enunciato da Epicureo nella sua “Lettera sulla felicità a Miceneo”.
Se la ricchezza non produce felicità, cos’altro può facilitarne il raggiungimento? Secondo Daniel Goleman (psicologo di Harvard e autore di “Intelligenza emotiva”) la felicità può essere appresa potenziando l’empatia, l’autocontrollo e l’attenzione verso gli altri.
Un’altra ipotesi formulata ne “La selezione umana” (di Fausto Massimi e Paolo Anghilleri – cooperativa libraria IULM) indica che le persone sono felici quando sono così coinvolte nelle attività che svolgono da non accorgersi dello scorrere del tempo, in quello che viene chiamato stato “flow”. Più numerosi sono i momenti flow e più si è felici. Perciò, per non generare ansia o cadere nella noia, è necessario praticare un’attività per il solo piacere di farla, ponendosi obiettivi calibrati alle proprie risorse e capacità.
Lo yoga può essere una di queste attività, se quando lo si pratica non ci si accorge dello scorrere del tempo, lasciando uno stato flow, di felicità. “Lo yoga può aiutare a essere più felici, giorno dopo giorno, regalando esperienze positive, trasformatrici”
La tradizione spirituale buddhista ha descritto con precisione le tappe del percorso spirituale che conduce ad una felicità sempre più ampia:

  • Gioia (Pramadoya): attitudine felice, priva di preoccupazioni e sensi di colpa, pacificati con sé stessi; una sorta di “camminare canticchiando”;
  • Rapimento (Priti): forte sensazione di commozione da far piangere quando si assiste ad una espressione di bellezza e ci si sente “trasportati” dentro la bellezze stessa;
  • Calma (Prashrabhi): quiete raggiunta quando è terminato il rapimento, felicità senza confini;
  • Beatitudine (Suka): la consapevolezza si modifica facendoci entrare in un altro stato di coscienza;
  • Illuminazione (Samadhi): felicità totale data dall’orientare in una sola direzione tutte le energie emozionali, unificate tra loro.

La tradizione buddhista consiglia di “misurare” il livello di felicità raggiunto per valutare la qualità dell’attività o della pratica svolta. Un indice di felicità basso può indicare una pratica non corretta e quindi si può provare a modificarla. Una buona pratica, con l’apertura della mente e la pace del cuore che suscita, permette di godere al meglio gli aspetti positivi della vita, partendo dai piccoli gesti quotidiani che caratterizzano il nostro tran tran: una chiacchierata con gli amici, un bel tramonto, il rumore delle onde del mare…spostando così la propria attenzione e pensiero verso le nuvole che si muovono nel cielo.