La porta del respiro

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La porta del respiro

sintesi di Annalisa Ceccatelli

Antonella Nardone è l’autrice dell’articolo “La porta del respiro” pubblicato sul n. 93 di giugno/luglio 2020 della rivista Vivere lo yoga.

La domanda che pone Antonella nell’introdurre l’articolo è se si ha davvero la consapevolezza del respiro, o se ne percepiamo solo la sua funzione fisiologica, dimenticando che, non casualmente, la nostra vita inizia e finisce con esso.

Nello Yoga il respiro ha una duplice importanza: trasporta l’ossigeno ma anche il prana, una“forza sottile e potente che costituisce la vitalità” del corpo.  Per gli induisti la parola prana corrisponde a vita, respiro connesso alla dimensione cosmica; il prana ha la capacità di equilibrare il nostro stato psicologico emotivo e fisiologico.

Gli yogi avendo notato che il respiro è l’unica funzione automatica che è possibile modificare, hanno perfezionato una pratica, il pranayama, che “agisce sulla distribuzione dell’energia vitale”e ripristina l’armonia fra corpo e psiche.

Per la Mindelfulness il respiro è legato al “campo di coscienza”, inspirare ed espirare ci portano ad una dimensione mentale definita “presenza”.

Sia nella Vipassana che nella Meditazione consapevole il respiro è il cardine che ci conduce a sentire il “qui e ora”.

L’autrice cita un passaggio di Buddha tratto dall’Anapanasatisutta “ La presenza mentale del respiro (…) regolarmente praticata, è di gran frutto e di gran beneficio  (…) e con un grande impegno si potrà arrivare alla saggezza e alla liberazione”.

Il respiro consapevole connette il corpo e la mente alle energie sottili che sostengono la vita interiore. Stare con il respiro così com’è ci aiuta a fare attenzione a quello che accade, a sviluppare la percezione sottile e infine ad accettare noi stessi.

Suzuki Roshi nel suo libro “Mente di Zen mente di principiante” descrive il respiro che entra nel mondo interno ed esce nel mondo esterno: mondi inscindibili e illuminati, la gola come “una porta che si apre e si chiude “, la mente totalmente concentrata, e in quei momenti “non esiste più nulla”. Lui sostiene che nel solo osservare il respiro si fa esperienza dell’unità di tutte le cose.

L’autrice riporta inoltre una riflessione sul Covid, che attacca il respiro e di conseguenza la vita stessa, affermando che possiamo vederlo come una punizione che la terra infligge all’umanità per la distruzione dei suoi “polmoni naturali”. La natura, per equilibrare la circolazione del prana, colpirebbe coloro che devastano l’ambiente in cui vivono. L’autrice si augura che con questo grande prezzo di sofferenze patite e di morti, sarà più facile fare “un salto evolutivo” per raggiungere “il risveglio”.