La forza dell’umiltà

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La forza dell’umiltà

sintesi di Anna Orsini

A.G. Mohan, sul n. 46 della rivista “Yoga Journal” del Settembre 2010, ricorda la figura e l’insegnamento di Shree Tirumbalai Krishnamacharya (1888 – 1989).
L’articolista ce lo rammenta come il maestro di alcune figure leggendarie dello yoga come B.K.S. Iyengar, K. Patthabi Jois, Indra Devi e T.K.V.Desikachar, che tanto hanno contribuito allo studio e alla diffusione dello yoga.

Studioso dei Veda, del Sanscrito, come pure della filosofia dello yoga e dell’ayurveda, Krishnamacharia, dopo aver trascorso circa sette anni con un maestro tibetano, fece ritorno in India mettendosi a divulgare e ad insegnare ciò che aveva appreso. Non scrisse mai un manuale di pratica e trasmise il suo insegnamento sotto forma orale e sempre maniera individuale. A.G. Mohan è stato suo discepolo per ben 18 anni.

Dai suoi ricordi emerge una figura estremamente umile che entrava prepotentemente in azione solo se messo di fronte ad una domanda veramente significativa(dimostrò a Mohan l’esistenza di 32 varianti della posizione sulla testa, eseguendole una dopo l’altra all’età di 85 anni).

Egli attribuiva un enorme valore all’umiltà e alla riconoscenza. Sosteneva che la vera ricchezza consiste nel non avere seri problemi di salute, nel non avere debiti (materiali o morali) e nel non avere nemici. Da tutto ciò deriva la pace e la crescita verso un più grande risveglio spirituale.

Essendo stato educato nella tradizione Vishnuita, Krishnamacharya scelse di seguire il suo cammino intrecciandolo al culto del divino. Nello yoga la pratica devozionale è opzionale, ma i testi classici non la ignorano né la pongono in secondo piano. Patanjali afferma che la devozione è uno dei modi migliori per mantenere la mente in uno stato di pace e di concentrazioneLa devozione va praticata con una concezione, adeguata e non distorta, del divino e coincidere con un atteggiamento interiore di fiducia e amore per l’aspetto divino.

Le altre pratiche dello yoga, quali asanapranayama e controllo dei sensi, sono essenziali per mantenere la mente sotto controllo e sostenere la devozione che rinforza i nostro attaccamento interiore all’Essere Superiore.

Krishnamacharya seguì lo stile di vita tradizionale Vaishna che include riti e forme di culto. Spesso esprimeva tristezza per il declino degli antichi insegnamenti e dell’autentica dedizione alle pratiche più profonde dello yoga.

Invitava a cercare e ricercare nelle antiche pratiche e insegnamenti per riscoprire il loro valore così necessario in questo momento storico. Lamentava il fatto che, oggi, lo yoga fosse identificato con le asana, mentre, per poter vivificare la vita moderna, è indispensabile cercare con originalità e creatività la pratica e il valore profondo dello yoga.