sintesi di Anna Orsini
Ci piace segnalare un lungo articolo apparso sul n. 3 della rivista Yoga + di Febbraio-Marzo 2007 che tratta, nell’ambito dello yoga terapia, il tema della dipendenza. Più precisamente, l’articolista affronta la questione della dipendenza e mette in risalto alcuni effetti che la pratica yoga rende possibile.
La dipendenza è una tendenza di ogni essere umano. Qualsiasi cosa, cibo, sesso, shopping, oro, navigazione internet, sigarette, alcool, droghe, farmaci, può creare dipendenza. L’approccio può essere, inizialmente, innocente, ma l’atteggiamento nei confronti di una “preferenza” può facilmente e rapidamente degenerare. La dipendenza può essere fisica, e bisogna tenere presente che la sostanza immessa nel nostro corpo lo modifica e lo rende dipendente, o psicologica, più subdola e difficilmente individuabile, che modifica il comportamento o addirittura il carattere.
Ci sono soggetti con un atteggiamento nei confronti della realtà che si possono definire “ a rischio“. Noia per tutto ciò che è “normale “, ricerca continua del “nuovo”, di sensazioni forti, rifiuto del dolore e delle emozioni spiacevoli, possono condurre facilmente a una dipendenza. Anche persone con scarsa consapevolezza o stima di sé, soggette a forti pressioni, insoddisfatte, possono essere a rischio. Il desiderio di trascendere il proprio sé per essere “altro”, pare venire apparentemente soddisfatto dall’uso di droghe, ma ciò che appare liberatorio, in verità, si rivela come prigione della volontà. La trascendenza del sé può essere spirituale e non fisica. Si può intuire, dietro la propria personalità, l’idea del vero Altro, l’origine dell’Essere e ciò che inizialmente si presenta come una discesa in basso, può rivelarsi l’inizio di una salita verso l’alto.
Se sono le droghe a svelare l’esistenza del grande ALTRO, del NON-IO, il prezzo da pagare è altissimo e per quel breve momento di illuminazione, la salute fisica e la forza mentale vengono alla lunga danneggiate in modo irreparabile. Il primo passo verso la liberazione dalla dipendenza consiste nella consapevolezza dei fatti, nel riconoscimento della propria situazione e nella volontà di guarire. Con il programma terapeutico di yoga si aiutano le persone a rilassarsi, ad abbandonare lo stress, a trovare in sé la forza e la determinazione per affrontare la realtà.
L’immagine di sé che di solito questi soggetti hanno è negativa, quindi è importante per loro imparare il concetto di obbligatorietà di alcuni comportamenti. Una volta imparato il proprio valore umano e riconosciuta la necessità di amare ed essere amati, questi soggetti sono pronti a partecipare alle sessioni di yoga.
Lo yoga terapeutico consiglia una terapia complementare d’appoggio e si basa, da sempre, sull’impiego di tecniche di respirazione per il raggiungimento di un respiro consapevole e della conoscenza di ciò che chiamiamo l’essenza del respiro. Sono importanti la conoscenza del soggetto, l’individuazione di eventuali blocchi fisici, il supporto emotivo esterno (famiglie, amici) ed altri fattori. Si tratta di un lavoro organizzato su più fronti. Alcune tecniche, che possono alleviare in caso di crisi di asma o di stipsi, purificano le cavità nasali e alleviano l’ipertensione oculare. Comportamenti e abitudini possono essere cambiati solo con l’introduzione quotidiana di altri comportamenti nati da un esercizio costante. Sbloccare le articolazioni e quindi anche i canali energetici (nadi), spesso otturati dal muco che si accumula con il consumo di droga, significa ripristinare la corretta circolazione del prana.Con la pratica dello yoga, il prodotto di scarto del corpo viene più facilmente espulso e il processo di purificazione e di disintossicazione viene accelerato. Una dieta vegetariana sarebbe ideale e, naturalmente, anche l’astenersi dal semplice uso di tabacco.
I movimenti dello Yoga seguono la respirazione: ogni movimento è da eseguire con estrema attenzione perché esercita e potenzia la volontà. La mente impara a concentrarsi sul ”qui e ora” e a percepire consciamente il proprio corpo e le proprie sensazioni. La liberazione dai veleni, che non dovrebbe essere troppo veloce, sarà aiutata da tisane e prodotti specifici ma anche da determinate asana. Si lavora intensamente con shavasana allo scopo di ottenere un rilassamento cosciente e una costruzione positiva di sé. Lo yoga nidra, attraverso un rilassamento profondo, permette al corpo di calmarsi e di rigenerarsi. Per selezionare gli esercizi adatti, che si basano sulla concentrazione del respiro, è indispensabile la conoscenza approfondita del soggetto. Durante gli atti respiratori, si impara a conoscere il proprio corpo punto per punto. La pratica di yoga nidra entra in contatto, in modo semplice e indiretto, con l’inconscio e quindi con il desiderio psicologicamente condizionato (ciò corrisponde al lavoro della neuro immunologia).
Il nostro sistema immunitario può rispondere positivamente quando utilizziamo la visualizzazione creativa e rafforziamo la zona cerebrale del talamo. Si eseguono visualizzazioni con immagini semplici della propria guarigione, dell’acquisizione di energia e di equilibrio, evitando di richiamare ricordi spiacevoli, paure e difficoltà. Nello yoga, il samskara viene definito come ”memoria cellulare” che influisce sul nostro comportamento e lo condiziona. La pratica di yoga nidra può portare alla superficie ricordi inconsci della propria mente, che, senza analizzarli e senza approfondirli, possono liberare energie imprigionate da conflitti, frustrazioni, repressioni. In questo modo, si rafforza la facoltà decisionale, sankalpa. L’assunzione di farmaci e psicofarmaci altera i ritmi e i processi fisiologici e mentali: il nadi-shodhana pranayama è in grado di ripristinarli. Questo pranayama armonizza e riequilibra gli opposti; l’obiettivo è raggiungere ed elevare la coscienza del respiro. Stress e paura diminuiscono. Imparare a conoscere se stessi è il primo passo per conoscere il significato dell’esistenza, la presenza del divino in noi, il superamento della nostra inadeguatezza. Lo yoga può essere la strada della liberazione dai condizionamenti e dai limiti del reale, del re-indirizzare il nostro “desiderio” verso l’estasi spirituale e il grande abbraccio con il divino.