La Comunicazione non-Violenta

You are here: Home / Articoli Yoga / La Comunicazione non-Violenta

La Comunicazione non-Violenta

sintesi di Anna Orsini

Nel 1943, il piccolo Marshall Rosenberg, di origine ebraica, trasferitosi da poco con la famiglia a Detroit, fu aggredito da due compagni di classe per motivi razziali che al momento neanche comprese pienamente. Da quell’esperienza, Rosenberg iniziò il suo cammino verso la comunicazione non-violenta, del cui metodo è l’ideatore e che va divulgando e usando, con studenti e insegnanti, dirigenti e avvocati, medici e uomini politici, nelle situazioni più difficili ed estreme e che ha portato in più di quaranta paesi nel mondo.
Attraverso la tecnica di Rosenberg si riesce a potenziare l’attenzione nei confronti di sé stessi e di chi ci sta di fronte; si viene aiutati ad essere onesti e veri, ad esprimersi chiaramente, a sviluppare atteggiamenti di rispetto ed empatia. In questo modo, individui diversi, per razza, religione, idee ed esperienze, possono interagire, collaborare, migliorare la qualità della loro vita.
Attraverso l’intervista rilasciata da Rosenberg, che “Yoga +” ha pubblicato sul n. 9 Febbraio-Marzo 2008, scopriamo come egli si senta un uomo “ricco” grazie alla gratitudine che innumerevoli persone gli hanno tributato per i risultati raggiunti grazie al suo metodo. Esso si fonda essenzialmente su quattro passi: 1) osservazione; 2) sentimenti; 3) bisogni; 4) richieste. Esiste un nesso fra i quattro passi che, una volta individuato, porta inevitabilmente ad assumere atteggiamenti e fenomeni di rispetto ed empatia scevri da critica o punizione.
Nella fase 1) si comunica a chi ci sta davanti ciò che abbiamo osservato senza esprimere giudizi. Nella fase 2) si illustra il nostro stato d’animo conseguente a ciò che abbiamo osservato. Nella fase 3) siamo aperti ad individuare i bisogni che stanno dietro a questi sentimenti e, nella fase quarta, si avanzano le proprie richieste.
Nonostante i fatti di cronaca mostrino quotidianamente la presenza nel mondo di rabbia e violenza, Rosenberg è convinto che gli uomini si stiano avviando verso una maggiore consapevolezza, una maggiore comprensione e disponibilità alla collaborazione.
I pupazzi di una giraffa e di un lupo, che si porta dietro nelle sue conferenze e nei suoi seminari, dimostrano come la qualità del linguaggio (calmo, lucido, aperto dell’una, chiuso, aggressivo, rabbioso dell’altro) possano, pur riguardando la stessa situazione, colorare un fatto in positivo o in negativo e ne indirizzino gli esiti e le conseguenze verso il bene o il male.