Ipermobilità e Yoga – Essere flessibili è davvero un vantaggio?

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Ipermobilità e Yoga – Essere flessibili è davvero un vantaggio?

sintesi di Daniela Chiaramonte

 Gabriela Vikovà è l’autrice dell’articolo “Ipermobilità e Yoga. Essere flessibili è davvero un vantaggio?” pubblicato sul n. 96  di gennaio/febbraio 2021 della rivista Vivere lo yoga.

L’autrice sostiene che il mondo occidentale associa spesso la Yoga a stereotipi di performance fisiche paragonabili all’arte circense, che produce corpi estremamente flessibili capaci di eseguire posizioni praticamente acrobatiche.

Si tende così a pensare che essere flessibili sia un prerequisito per l’accesso ai corsi di Yoga, e l’estrema flessibilità delle articolazioni una dote indispensabile per progredire nella pratica.

Lipermobilità articolare in realtà è un disturbo provocato dalla capacità, congenita o acquisita, di estendere alcune articolazioni del nostro corpo oltre i normali limiti fisiologici, e a provocarla è il rilassamento (lassità) dei tessuti che tengono unite le articolazioni e che nel tempo, unitamente ad un indebolimento della muscolatura, possono arrivare a provocare lussazioni.

Tale patologia si presenta più facilmente in giovane età, con un’incidenza maggiore tra le donne, ma può essere anche provocata da un intenso e specifico addestramento che può avere come conseguenza dolori osseo-articolari, limitazioni nella forza, dolori alla schiena, dolori diffusi e persistenti alle articolazioni, ma anche ipotensione sanguigna, problemi digestivi, reflusso, vene varicose, insonnia, perché l’ipermobilità agisce anche sul sistema nervoso.

Nello Yoga si tende troppo spesso a focalizzare tempo e attenzione al raggiungimento delle necessarie doti di escursione articolare per ottenere pose e sequenze particolari, a scapito forse dell’autentica pratica di Yoga. Capita spesso anche agli insegnanti di identificare e dimostrare l’ipermobilità come un vantaggio, ma questo tende non solo a scoraggiare, ma induce gli allievi a pensare che il raggiungimento di un tale livello sia un obiettivo irrinunciabile concentrando così la maggior parte degli sforzi nell’acquisizione di doti puramente ginniche che, oltre al rischio di causare gravi danni al sistema muscolo scheletrico, sono ben distanti dai basilari principi e scopi dello Yoga.

L’obiettivo della pratica Yoga non è la perfezione o il padroneggiamento di posizioni estreme, non è una performance artistica o ginnica, ma è una missione più profonda. Gli Asana sono una piccola parte di un grande puzzle che dobbiamo scoprire e comporre ogni giorno, pezzo dopo pezzo, per giungere alla conoscenza del nostro vero sé.