Il senso del Sacro

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Il senso del Sacro

sintesi di Anna Orsini

Stefano Bettera è l’autore di un articolo “Così sacro, così umano” pubblicato sul numero 136 di settembre 2019  della rivista Yoga Journal.

L’autore afferma che la consapevolezza della fragilità e finitezza del corpo, la paura della morte come fine di tutto, ma soprattutto del nostro corpo, del nostro io, ci ha, da sempre, spinto alla ricerca di vie di fuga.

Il nostro prezioso corpo non è eterno in questa forma e ciò ci angoscia e ci spaventa.

Ogni tradizione religiosa, in Oriente e in Occidente, tende a presentare una netta separazione fra sacro e profano, tra spirito e corpo. L’ideale ascetico pretende che lo spirito dimori nella dimensione elevata, oltremondana, superumana e astratta.

Nel corpo c’è corruzione, compromesso e materia. In una dimensione di perfezione astratta si può arrivare solo allontanandoci dal mondano e quindi dall’esperienza e da ciò che percepiamo come naturale.

L’autore definisce questa concezione di contrapposizione tra la dimensione ideale e la condizione esperienziale “pensiero magico”. La negazione del reale a vantaggio di un immaginario astratto crea un senso di incompiutezza, di smarrimento e, in definitiva, di sofferenza.

L’individualità è un dato oggettivo; ma l’individualismo, che ci porta a pensare di essere individui separati, corpi separati, è qualcosa di più: ci impedisce di sentirci parte di un tutto.

Quando la scienza ci dice che in Natura “nulla si crea e nulla si distrugge” ci mette davanti alla nostra eternità. La moderna fisica quantistica sta dimostrando che ogni organismo vivente è composto di materia universale ed è attraversato da miliardi di molecole dell’Universo che lo connettono al resto della materia che gli gravita intorno.

La scienza ci ricorda che possiamo vivere in questa forma solo per una determinata fase temporale. Che il nostro corpo ospita l’energia vitale e la conserva fino a che non è il momento di lasciarla andare.

Riportare il sacro nell’umano vuol dire che la vita non è imperfetta perché sfocia nella morte, ma è una fase sublime dell’eternità.

Qualsiasi divisione fra umano e spirituale è rimossa dalla consapevolezza della sacralità della vita. Ciò che è umano è anche sacro.

Diventare compiutamente umani è sacralizzare la nostra vita, così com’è.