Il rilassamento profondo, una meta difficile

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Il rilassamento profondo, una meta difficile

sintesi di Enrica Maschio

Marco Ferrini è l’autore dell’articolo “Il rilassamento profondo, una meta difficile”, pubblicato sul n. 95 (Nov./Dic. 2021) della rivista Vivere lo Yoga.

Pensare che il rilassamento profondo possa essere ottenuto attraverso la pratica occasionale di una tecnica di qualsivoglia genere è frutto di un approccio consumistico allo Yoga, ridotto ad attività fisica da ‘fare’ fra un impegno e l’altro, da cui trarre un generico effetto di benessere destinato a durare giusto il tempo di scendere dal tappetino. Ma lo Yoga nasce come un vero e proprio stile di vita, come una serie di conquiste stabili e durature che cambiano la vita del praticante tanto da poterne dare testimonianza. Fintanto che gli effetti conseguiti in termini di maggior salute fisica, nervi saldi, mente docile, cuore generoso, felicità, tolleranza e pace interiore non sono conseguiti, significa che l’origine dei nostri disturbi non è stata scalfita e che citta (la mente condizionata), continua a generarevritti (modificazioni mentali, pensieri, emozioni, desideri).

Per potersi rilassare dunque serve avere interiorizato la conoscenza spirituale del sé, la sua vera natura, le sue relazioni con gli altri esseri viventi e con Dio. Serve aver realizzato l’esistenza del dharma (l’ordine che sostiene ogni cosa nell’universo, dall’atomo alla galassia, dall’organismo unicellulare alla straordinaria complessità del sistema nervoso umano).

Nella civiltà indovedica da cui proviene lo Yoga questa conoscenza veniva trasmessa nelle scuole iniziatiche atraverso la relazione maestro/discepolo che, nel suo costante evolversi, permetteva la trasformazione del sapere in saggezza. L’autore individua uno dei maggiori problemi del sistema educativo contemporaneo nel disallineamento fra conoscenza e comportamento, non richiedendosi all’insegnante coerenza fra i valori e gli insegnamenti enunciati e il proprio agire quotidiano. Ma l’acharaya, nello Yoga, è colui che insegna con l’esempio. Sperimentare il rilassamento profondo dunque significa adottare una condotta di vita che sia in armonia con il dharma, da cui ogni essere è sostenuto proprio in ragione del suo rendersi armonico con il dharma stesso. Il cosmo, ordine che si contrappone al caos, è diretto a stadi di ordine e perfezione via via sempre crescenti, il cui vertice evolutivo è costituito dall’Amore, lo stadio della perfezione dell’Essere.

Quando il pensare e l’agire sono volti a incrementare relazioni e situazioni costruttive e armorevoli verso tutti gli esseri viventi, significa che si sta pulsando al ritmo della vita ed evolvendo nella stessa direzione del cosmo: questo fa stare bene nel profondo. Estirpare dal cuore i semi dell’attaccamento, della separazione, rende possibile al sistema psicofisico di trovare la via, e ciò favorisce l’affidamento al Divino e permette al Divino di operare nelle nostre vite.

Tutto ciò richiede un lavoro di purificazione progressivo e costante. Da dove cominciare? L’autore suggerisce dall’astinenza da cibi che implicano la sofferenza di altre creature, come ad esempio la carne o il pesce, e dall’evitare gli intossicanti, dai più pesanti ai più leggeri (droghe, alcol, tabacco, caffè, te…); la sinfonia del cosmo canta l’amore e il rispetto per la vita in tutte le sue forme: puliamo dunque lo strumento che siamo per entrare in ascolto profondo della sua melodia.

Fra i diversi metedi di rilassamento profondo, molto potente è lo Yoga Nidra, che utilizza visualizzazioni guidate. Esse generano uno stato di sonno in cui la coscienza rimane vigile e funziona a un livello di consapevolezza più profondo. È lo stadio del sonno yogico, durante il quale l’attività cerebrale emette onde alfa, tipiche della fase tra la veglia (onde beta) e il sonno (onde delta): in questo momento la rigenerazione di organi e tessuti, il ripristino delle energie psicofisiche avviene più rapidamente ed efficacemente che durante il sonno; inoltre, dalla coscienza emergono idee creative, soluzioni, visioni, ispirazioni, si formano propositi, si armonizzano vissuti. Si entra in contatto con la propria dimensione animica e può anche sperimentarsi un processo di guarigione, grazie alla risoluzione di traumi antichi o recenti. La presenza del maestro o di un insegnante esperto, dice l’autore, aiuta a raggiungere gli obiettivi terapeutici e conferisce sicurezza alla pratica.