Il nemico dello Yoga

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Il nemico dello Yoga

sintesi di Anna Orsini

Antonio Nuzzo è l’autore di un articolo pubblicato sul n. 121 di Marzo 2018 della rivista “Yoga Journal”.

L’autore afferma che lo yoga si prefigge di eliminare le vritti, i pensieri ossessivi e ripetitivi che affollano la mente, nemico invisibile che ostacola la realizzazione del sé più profondo.

Il 5° sutra del I capitolo ne enumera cinque, mentre il 6° sutra definisce quali esse siano:

  1. Il retto ragionamento (pramana)
  2. il ragionamento errato (viparaya)
  3. le illusioni (vikalpa)
  4. i ricordi (smirti)
  5. i sogni (nidra).

Si intuisce facilmente come la sola memoria di un sogno o di un incubo possa essere velenosa per la qualità della nostra vita, così come le illusioni, in quanto mancanza di consapevolezza, ci portino a considerare noi stessi e gli altri in modo non corrispondente alla realtà e a complicare le nostre relazioni. Il ragionamento errato, che si fonda su considerazioni distorte, ci porta a conclusioni sbagliate, a loro volta causa di sofferenza e di paura. L’unica vritti che ci aiuta a scacciare le altre è il retto ragionamento (pranama).

Pranama è suddiviso in 3 categorie:

  1. il ragionamento logico (anumana);
  2. la percezione sensoriale della realtà (pratyaksha);
  3. la capacità di interpretare le informazioni che provengono dai libri sacri (agama).

“I pranama sono la base su cui si fonda il percorso dello yoga” per eliminare le altre quattro vritti e coordinare il risveglio della coscienza.

Come afferma il 12° sutra del capitolo I ciò è possibile attraverso una pratica costante (abhyasa) e per mezzo dell’assenza di desideri (vairagya).

Il 2° sutra del II capitolo recita “lo yoga pratico ha come scopo di fare apparire il Samadhi e di

ridurre i Klesha.”

I Klesha sono le cinque cause principali della sofferenza umana:

1) ignoranza (avidya)

2) egoismo (asmita)

3) desiderio (raga)

4) avversione (dvesha)

5) paura della morte (abhinivesha).

I Klesha ci impediscono di “vedere” la vera natura del Sé. “L’osservazione continua di ciò che avviene dentro di noi” ad opera dei Klesha e neutralizzare la loro azione “deve essere l’aspetto preponderante della nostra pratica.” Sarà così possibile raggiungere il samadhi, la beatitudine.

“La pratica (Kriya yoga) si sviluppa attraverso l’azione (hatha yoga)” che inserisce a pieno titolo il corpo nella ricerca spirituale, “lo studio di sé e dei testi sacri, la devozione al divino.” Questi elementi devono avere la stessa dignità e valenza, altrimenti è solo esercizio fisico.