Il Canto del Beato

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Il Canto del Beato

Sintesi di Annalisa Ceccatelli

Monica Mastroianni è l’autrice dell’articolo “Il canto del beato”, pubblicato sul numero 153 di luglio/agosto 2021 della rivista Yoga Journal.

In forma di intervista, questo articolo tratta della Bhagavadgita o “Il Canto del Beato” un testo molto importante non solo per gli asiatici del sud, ma per tutta l’umanità. La sua prima traduzione in lingue europee è del 1785 a cura di Charles Wilkins.

E’ un’opera linguisticamente esemplare per coloro che studiano sanscrito, ma molto difficile da interpretare in quanto è un compendio di tutto il pensiero sacerdotale indiano e ogni parola ha più di un significato.

La Bhagavadgita fa parte del Mahabharata (poema epico alla base della cultura hindu) che è composto da 700 versi. Più precisamente è la parte della storia della guerra che si svolge in 18 giorni: 18 eserciti con 18 armate si combattono. E’ la parte in cui “la luce chiarisce ogni oscurità”.

Il testo ha la forma di dialogo tra maestro e discepolo (uomo e Dio e/o se stesso) il dio Krsna risponde a dubbi, sofferenze e lotte interiori che possono sorgere durante tutta l’esistenza, dando consigli senza tempo. E’ una lettura piacevole superficialmente nonostante abbia un sottofondo meditativo e contemplativo importante.

Il testo è molto complesso e affronta molti temi: retribuzione karmica, prassi, teoria di devozione, metafisica, avatara (discese della divinità). La narrazione conduce il lettore dal dubbio alla comprensione.

La trama mostra i due eserciti allineati l’uno di fonte all’altro in un luogo sacro “Il campo di Kuru” dove si svolge la battaglia. La vicenda è raccontata attraverso il dialogo tra i due eroi Krsna e Arjuna: Arjuna figlio del re Pandu, il più abile arcere, che non vuole combattere contro i suoi maestri e i suoi cari; Krsna, che conduce il cocchio di Arjuna, è il suo consigliere, in realtà è Visnu la divinità suprema.