I prodigi della mente silenziosa

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I prodigi della mente silenziosa

sintesi di Daniela Chiaramonte

Grazia Pallagrosi è l’autrice dell’articolo “I prodigi della mente silenziosa – Il silenzio contiene la conoscenza più vera, che aspetta solo di emergere” pubblicato sul n. 145 di settembre 2020 della rivista Yoga Journal.

L’autrice sostiene che chi vuole limare il proprio destino ha bisogno di calarsi nel vuoto e nel silenzio, dove possono sgorgare intuizione e libera immaginazione. Occorre bagnarsi nell’assenza di parole, pensieri, suoni, idee e informazioni, entrando in un lago di pace muta che purifica e rigenera.

Eppure il silenzio oggi mette a disagio, provoca ansia, paura, perché apre mondi in cui non ci sappiamo orientare. Siamo sovrastimolati a pensare e identifichiamo la totalità del nostro essere con la nostra mente. Il bisogno del frastuono, come di una droga, occulta i nostri reali bisogni. Il silenzio diventa un buco nero, un vuoto nel quale ci sentiamo persi. Quando si spenge il vociare del mondo si odono i richiami di ciò che teniamo nascosto: esigenze insoddisfatte, soffernze e disillusioni.

Il silenzio, spesso associato a solitudine e vuoto, in realtà è possibilità di integrazione, riunione e pienezza. Oltre ai rumori esterni, dobbiamo lasciare fuori dalla mente il frastuono di pensieri, ricordi, preoccupazioni, ambizioni. Dobbiamo distaccarcene e osservarle come un film che scorre davanti, ponendoci come spettatori calmi, e allora inizieranno ad arrivare immagini, sensazioni, emozioni che sembrano emergere dal nulla.

La cosa da fare è sedere in meditazione e portare il corpo in uno stato di rilassamento, concentrandosi sulla respirazione. Inizieranno momenti di vuoto tra inspirazione ed espirazione, ed anche momenti di silenzio mentale tra un pensiero e l’altro, uno spazio di quiete dove sostare. Una parentesi di libertà che, meditazione dopo meditazione, diventa sempre più percepibile e stabile.

Lo stato di rilassamento profondo consente di aprire la porta a vastità che trascendono ogni immaginazione: il silenzio della mente diventa un ponte verso nuove dimensioni di coscienza, conoscenza e vita. Infatti mentre il pensiero è sempre orientato verso qualcuno o qualcosa, la mente meditativa vaga libera, aprendoci a nuove possibilità di pensiero e azione.

Per millenni tutte le culture tradizionali hanno creduto che stare zitti desse grandi possibilità di conoscenza: la parola infatti media il pensiero e si espone a interpretazioni e ambiguità, il silenzio contiene tutte le verità allo stato puro che aspetta solo di emergere.

Nelle relazioni esiste infine un’etica del silenzio, che non è mutismo, ma invita a saper tacere quando è tempo di tacere e parlare solo quando è il momento di farlo. Un silenzio maturo che ascolta e riconosce, rispettando chi parla. Se ad una domanda importante si risponde subito, si risponde con parole che vengono in mente; se però si aspetta qualche minuto, si useranno parole che arrivano al cuore.

Una curiosità: alcune ricerce scientifiche condotte in Russia all’inzio del millennio hanno dimostrato che le categorie con minore aspettativa di vita, dopo i soggetti che svolgono lavori pericolosi e muoiono per incidenti o malattie professionali, sono quelli che parlano di più: giornalisti, politici e attori, che si spengono per eccesso di comunicazione. Mentre chi parla meno e lavora in ambienti silenziosi vive di più, come bibliotecari, dipendenti dei musei e fiorai.