Gioia immensa

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Gioia immensa

sintesi di Daniela Chiaramonte

Sally Kempton è l’autrice dell’articolo “Gioia immensa – Abbraccia i piaceri della vita. Hanno il potenziale per condurti alla più alta delle gioie: abitare il tuo vero sé.” pubblicato sul n. 153 di luglio-agosto 2021 della rivista Yoga Journal.

L’autrice mette in evidenza che lo yoga classico e il Vedanta (la più influente scuola filosofica dell’induismo) vedono il mondo come illusorio e i suoi piaceri come distrazioni dal trascendere. Considerano il divertimento/piacere parte di una “zona di comfort”. Ogni trasformazione richiede la disponibilità a superare ciò che viene comodo.

Alcuni testi yogici tantrici avanzati considerano invece il corpo e il mondo come Shakti, energia divina cosciente.

Uno dei concetti più belli del Tantra è che il corpo, i sensi e il cervello sono strumenti attraverso i quali lo spirito, o coscienza, prova piacere in, e con, se stesso, cioè il godimento è un modo per onorare il divino.

Sono fondamentali disciplina e senso del sacro, mettendo il piacere come nucleo emotivo della nostra vitalità, principale motivatore nelle nostre vite. E’ impossibile essere costanti con qualsiasi pratica a meno che non ci piaccia.

Da un punto di vista mistico, la nostra capacità di provare piacere è l’indicazione, la firma della beatitudine intrinseca nella Creazione, per la scienza siamo fisicamente programmati per il piacere. Cibo, sesso ed esercizio aerobico attivano i centri del piacere nel mesencefalo, sede delle emozioni, che favoriscono la sopravvivenza dell’individuo e della comunità.

I centri del piacere sono attivati anche da attività più sottili, come lo yoga, Pranayama e meditazione, quindi a più livelli, alcuni relativamente più superficiali ed altri più profondi, ai quali si arriva solo essendo pienamente presenti, esercitando la consapevolezza, l’agire con amore e rinunciando all’egoismo. E paradossalmente questo richiede che si superi ciò che è più comodo. Non è il piacere che si oppone al bene, ma la nostra dipendenza dal comfort. Sono necessari sforzo e profondità al posto di pigrizia e superficialità.

Esistono cinque livelli dello yoga del piacere e abbiamo bisogno di tutti loro, ognuno ha il suo valore ed i suoi doni. Questi livelli sono:

1. Il piacere sensuale. Include gusto, tatto, vista, olfatto e udito. Possono essere primordiali o molto raffinati, ma in entrambi i casi stimolano i centri del piacere nel sistema limbico. Per approfondire il piacere sensuale si pratica l’attenzione, si coltiva la capacità di diventare presenti con il corpo ad un gusto, un tocco o una fragranza. E’ importante concentrarsi sulla sensazione interiore di piacere piuttosto che sul fenomeno che l’ha innescata. Così si espande, fino ad un gioioso rapimento fisico.

2. Il piacere dell’intimità. E’ il piacere della connessione intima con qualcuno che si ama. Fiducia e accettazione sono le pratiche per  provare il piacere nell’amare, anche quando l’amato non soddisfa i nostri bisogni. Lo yoga dell’intimità inizia con la consapevolezza delle nostre aspettative o delle nostre ferite cui ci aggrappiamo e ci conduce alla pratica yogica del perdono per mantenere aperto il cuore.

3. Il piacere del lavoro significativo. E’ dedicare del tempo ad una causa o ad un compito in cui si crede profondamente, azioni che vogliono rendere il mondo un posto migliore, cioè lo scopo per cui la vita prende significato. La pratica yogica consiste nel fare ciò che si fa per il bene del compito stesso, piuttosto che per un riconoscimento. E’ come avere diritto all’azione in sé piuttosto che ai suoi frutti. Il piacere deriva dalla volontà di fare uno sforzo per qualcosa di più grande del nostro immediato benessere.

4. Il piacere della creatività. Quando siamo in uno stato di ispirazione creativa siamo in una zona in cui idee, movimenti, parole o musica scorrono attraverso di noi. Ci si connette direttamente al Sè, alla creatività innata della stessa coscienza universale, al Divino. Può fluire in una conversazione, quando dobbiamo risolvere un problema o sgorgare spontaneamente. Per provare piacere in questo dobbiamo essere disposti ad arrenderci ad essa, a lasciare andare le paure, i dubbi, le convinzioni che ci impediscono di ricevere ispirazione. Occorre avere abilità e pazienza di tradurre l’ispirazione in azione ed evitare l’orgoglio di possedere i doni dell’ispirazione.

5. Il piacere dello spirito. Lo strato più sottile e profondo del piacere è la comunione pura con l’essenza, Dio, il sé interiore. Può essere un riposo nella consapevolezza o un’intima comunione col Divino. Lo yoga della devozione, o Bhakti yoga, è un percorso di piacere profondo, sottile e misterioso. Arriva quando il senso dell’Io separato si dissolve, anche solo per un momento, e si entra nello stato di pure essere. Bisogna lasciare dissolversi l’ego. Si arriva a riconoscere che corpo, mente ed emozioni funzionano perfettamente senza che ci sia un ego a sperimentarli. Si assapora così il raro piacere della libertà.