Di che etichetta sei?

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Di che etichetta sei?

sintesi di Anna Orsini

Elisa Francese è l’autrice di un articolo, pubblicato sul n. 55 – Gennaio/Febbraio 2014 – della rivista “Vivere lo Yoga” sul tema dell’identità.

L’autrice afferma che siamo da sempre, e oggi più che mai, alla ricerca di un’identità. L’adolescenza è il periodo in cui questa ricerca diventa spasmodica risultando, il più delle volte, confusa, rumorosa, carica di sofferenza e di confusione. La paura di non piacere, di non essere accettati, di essere “diversi” ci attanaglia. Siamo spietatamente giudicati e spietatamente giudichiamo a cominciare da noi stessi.

La ricerca della propria identità, infatti, passa dalla scoperta di sé. Come fare a trovarci e riconoscerci sepolti da tutte quelle etichette che tutti, amici, insegnanti, genitori, parenti, da appena nati, ci hanno appiccicato.

Cose negative, ferite, umiliazioni, anche piccole, sofferte nell’infanzia bruciano ancora oggi. Anche se proviamo a rimuoverle, le etichette resistono nel tempo e finiamo con l’identificarci con esse, diventano le nostre gabbie, diventano noi.

In quanto individui, come possiamo emergere e dare voce a noi stessi? Come accettarsi ed accettare gli altri, scoprendo la meravigliosa e, continuamente variabile, complessità dell’essere umano.

Inevitabilmente, anche se all’inizio può sembrarci un problema insormontabile, bisogna uscire dalle nostre convinzioni. Occorre verificare se, quando diciamo “sono fatto così”, seguiamo etichette che altri ci hanno dato e ci precludiamo la possibilità di cambiare e di evolvere in modo libero e autonomo.

Più riusciremo a farlo, più riusciremo a trasmetterlo ai nostri figli. Se, nei nostri occhi e nel nostro esempio, leggeranno accettazione, accoglienza, fiducia, assenza di giudizio, non dovranno sprecare energie nel tentativo di somigliare a ciò che vorremmo fossero e saranno più liberi di essere se stessi.

Lo Yoga è lo strumento principe per arrivare all’ascolto di sé. La meditazione, in particolare, nel silenzio della nostra mente fa affiorare quella voce interiore che riaffiora senza paura.

I bambini, liberi dagli assillanti pensieri che devastano gli adulti, sono istintivamente portati alla meditazione perché percepiscono in modo più naturale il silenzio e la loro mente è più stabile e ferma.

Prima insegneremo ai nostri figli questa disciplina, prima daremo loro strumenti potenti e utili per aiutarli nel loro cammino di autorealizzazione.