Demolizione delle Creazioni Negative

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Demolizione delle Creazioni Negative

di Antonella Spotti

Quando si parla di meditazione orientale, s’immagina quasi sempre una tecnica da sviluppare nella completa immobilità, capace di condurre chi la pratica a stati coscienza elevati, o comunque al di fuori dell’ordinario.
Questa definizione non è fittizia e fa parte di ciò che caratterizza le tecniche meditative orientali, ma non è tutto. Spesso chi manca di esperienza e non ha ricevuto un’educazione approfondita e specifica da una guida, tende a ritenere che il metodo utilizzato possa condurre da soli agli effetti sperati, come se il soggetto che lo utilizza fosse relativamente importante. Per questo, molte persone sono alla ricerca della “tecnica segreta”, capace di “portarli” in paradiso a prescindere dal loro atteggiamento mentale e dal loro stile di vita.
Si tratta di una visione parziale e illusoria. Per fare un paragone, è come se un uomo volesse acquistare la più veloce fra tutte le macchine, senza preoccuparsi di essere in grado di pilotarla.
In Oriente, nel caso di un insegnamento veramente serio, tutti i procedimenti ascetici, contemplativi, sciamanici o magici sono sempre associati ad un certo modo di vivere e concepire l’esistenza. Nessuno ritiene che una persona possa percorrere una vita superficiale e negativa, e malgrado ciò sia un grado di realizzare i più profondi segreti dell’universo, solo perché dedica alcuni momenti a pratiche esoteriche e spirituali.
Il primo insegnamento proveniente dalle antichità è fondato sul fatto che l’uomo diventa ciò che pensa. Il pensiero non si limita a influenzare la natura di un individuo, ma addirittura la costruisce. Capire questo aspetto è molto importante. Se ad esempio noi coltiviamo quotidianamente una mente negativa, anche se ci sediamo due volte al giorno per praticare una qualche forma di meditazione, abbiamo ben poche speranze di realizzare stati di coscienza positivi ed elevanti. Mentre meditiamo, anche se la tecnica utilizzata è veramente efficace, siamo noi stessi ad applicarla e darle il “carburante” per compiere ciò per cui è stata concepita.
Se la inondiamo di qualità negative, difficilmente essa ci porterà a stati positivi. Prendiamo ad esempio la motivazione per cui una persona decide di dedicare parte del suo tempo alla scienza della meditazione.
La motivazione è straordinariamente importante. Essa rappresenta la qualità di fondo della nostra volontà, che influenza sensibilmente qualsiasi tecnica utilizzata. Se la nostra motivazione è prevalentemente o esclusivamente egoistica, è alquanto improbabile che la meditazione ci conduca ad esperienze positive di considerevole spessore. Spesso si legge sui libri di grandi “aperture di cuore”, di stati di coscienza elevati e spiritualmente pacificanti, ma non si considera che le persone che hanno vissuto queste esperienze si sedevano a praticare con il medesimo stato mentale positivo e altruistico con il quale vivevano per tutto il resto della giornata. Le tecniche meditative, da un certo punto di vista, possono essere considerate come degli amplificatori della direzione interiore che prendiamo nella vita. Se la mente è ricca di pensieri benevoli e di una propensione al bello, la meditazione amplificherà questa tendenza, portandoci verso esperienze spirituali di grande bellezza. Quando invece la mente è colma di visioni negative, egoistiche e oscure, le tecniche sono influenzate da queste qualità, con il risultato (non sicuro, ma probabile) di aumentare gli aspetti peggiori dell’ego. Noi siamo ciò che pensiamo. Nel corso della vita creiamo la nostra personale immagine della realtà, che può protendere verso il positivo o il negativo. Quasi tutto il resto, in un crescendo esponenziale, è una conseguenza logica di questa predisposizione di base. Più siamo negativi e più generiamo effetti che producono risultati nefasti e, questi, ci rendono ancora più disarmonici. Esiste quindi un rapporto diretto e fondamentale fra il nostro modo di pensare e l’efficacia delle pratiche contemplative e meditative. Se impariamo ad aumentare il nostro potenziale di concentrazione attraverso allenamenti specifici, esso si accresce inevitabilmente.
Tuttavia, un’aumentata focalizzazione mentale può significare un accrescimento delle nostre tendenze egoistiche o altruistiche, secondo le qualità di base che ci contraddistinguono. Le pratiche provenienti dallo Yoga e in genere dalla cultura spirituale orientale, partono da un presupposto di base fondato sulla ricerca della bellezza, della verità e dell’Amore all’interno della vita.
Esse riconoscono la positività di fondo contenuta nell’esistenza e identificano ciò che è negativo come un’anomalia prodotta dalle illusioni mentali. Questa tradizione considera la mente come la principale (se non l’unica) responsabile della nostra percezione della realtà. Riempiendo la mente di contenuti egoistici e negativi, trasformiamo in un inferno la nostra esistenza e quella di coloro che ci sono vicini. La meditazione diventa uno strumento veramente potente quando è abbinata a un costante lavoro di purificazione del pensiero.
Nel corso della giornata dobbiamo osservare le nostre tendenze mentali, cercando di frenare le considerazioni poco edificanti, quali i continui giudizi su noi stessi e sugli altri, la propensione al pessimismo, la tendenza a preoccuparci solo dei nostri bisogni, l’acredine e l’invidia e – in linea generale – tutto quello ch fa parte di una concezione pesante e negativa del pensiero.
Questo lavoro continuo – da solo – può cambiare in meglio la nostra vita e i rapporti con le altre persone, ma quando è abbinato a tecniche meditative fornisce alla mente un’energia più pulita e positiva, capace di rendere la meditazione un vero trampolino di lancio verso esperienze spirituali di considerevole bellezza. Chi è seriamente interessato alle pratiche meditative orientali deve ricordare e considerare le motivazioni di fondo che ne ha prodotto la nascita e custodito la trasmissione nei secoli; essa è il passaggio dalla percezione illusoria della realtà, alla visione oggettiva della verità (su noi stessi e sulla vita nel suo assieme). Non è quindi possibile sperare che la meditazione agisca profondamente sulla nostra esistenza (qualunque sia il metodo applicato) se non siamo disponibili a combattere giornalmente tutto l’egoismo e il malessere prodotto dalle percezioni distorte di una mente non educata e non rigenerata.

(Articolo pubblicato sul n. 23 della Rivista “Vivere Lo Yoga” Novembre 2008 editore Cigra 2003 srl Milano che si ringrazia per la gentile concessione)