Centrare la vita

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Centrare la vita

sintesi di Luisa Bafile

Hillari Dowdle è l’autrice di un articolo pubblicato dalla rivista “Yoga Journal” – n. 45 di luglio/agosto 2010. Il tema dell’articolo è la capacità e i mezzi a disposizione dell’individuo per poter centrare l’obiettivo di una vita piena e libera.

L’autrice sostiene che la tradizione dello Yoga ci parla dei quattro Purushartha (“scopi della vita”): dharma (dovere), artha (ricchezza), kama (piacere) e moksha (liberazione).

Nel Rig Veda, il testo indiano più antico e venerato, i Purushartha sono considerati valori intrinseci dell’Universo, essendo percepito quest’ultimo come un essere vivente al quale, in quanto tale, appartengono i concetti di dovere, prosperità, desiderio e libertà.
Tali concetti non riguardano la sola sfera umana e possono essere considerati il punto di contatto, anzi di armonico allineamento, con il Cosmo.
Purusha indica il Sé immutabile, che non nasce e non muore e che appartiene all’Universo; si può identificarlo con il termine “anima”. Artha significa “abilità”, “successo”. Pertanto, il termine Purushartha implica ciò che è utile affinché l’anima fiorisca, vale a dire i quattro scopi della vita.

Dharma viene tradotto come “dovere”, “norma”, “etica”, “verità”, “responsabilità”. Etimologicamente, Dharma significa “rendere fermo”, “creare una struttura”. Riguarda “ciò che dà ordine alla vita”, quindi, onorare le proprie responsabilità, lavorare correttamente e onestamente per servire sé stessi e gli altri.

C’è un Dharma universale (Sanatana Dharma), che riguarda le leggi dell’ordine universale ed è la fonte delle idee di bene e di male profondamente impresse nella coscienza umana, e un Dharma individuale (Svadharma), che deriva dalle caratteristiche e dalle circostanze della vita dell’individuo, vale a dire dal Karma, dai talenti, dalle scelte che si operano nel corso dell’esistenza.
Il Dharma è la base etica su cui condurre la propria vita e riguarda le azioni che si intraprendono per servire sé stessi e gli altri, mantenendo le responsabilità familiari e sociali. Attuare il Dharma significa anche accettare la propria collocazione nella società. Ciò è più facilmente comprensibile in riferimento al mondo orientale, dove sono presenti ruoli razziali o di casta o di famiglia.
In un certo senso tutti gli altri Purushartha sono contenuti nel concetto di Dharma.

Artha è la ricchezza o il successo, ciò che di materiale è necessario per vivere nel mondo con agio; sono soprattutto i mezzi materiali (denaro o altri oggetti) che consentono di compiere al meglio il proprio Dharma. Tutto ciò che è necessario per raggiungere lo scopo della propria vita può essere considerato Artha, per cui anche la conoscenza e l’educazione necessarie per progredire nel mondo. Può indicare anche la buona salute o una buona immagine, anch’esse necessarie al successo del proprio ruolo nella vita. Non risponde al vero che possedere di più sia meglio, anche se la nostra cultura, che tende a misurare il successo in termini di accumulo materiale, potrebbe indurci a crederlo.
Artha richiede imparare a vivere in armonia e consapevolezza in un mondo di oggetti che esistono in funzione della loro utilità. Artha è una delle dignità umane di base: avere abbastanza per vivere e mantenere la propria famiglia.

Kama è il desiderio, ciò che guida il comportamento umano e fa girare il mondo. E’ riferito al piacere, per cui riguarda la sensualità ma anche la bellezza, l’intimità, l’amicizia. Può portare ad eccessiva indulgenza, dipendenze, può far perdere la testa, ma è positivo e necessario nel contesto del Dharma e, in questo senso, è parte della ricchezza della vita: ogni meta può essere raggiunta più facilmente se il cammino è accompagnato da Kama, il piacere e l’armonia intorno a noi. Attuare Kama in modo yogico significa imparare a essere profondamente presenti in qualsiasi esperienza. Portare consapevolezza sui propri desideri consente di concentrarsi su quelli che più onorano l’essenza della vita e l’obiettivo della propria esistenza.

Moksha, liberazione, è il culmine dei Purushartha. E’ la libertà dalla sofferenza e da ciò che impedisce di realizzare il potere personale, è la libertà di vivere pienamente ed essere felici. Nel significato filosofico significa liberazione dal ciclo delle reincarnazioni.
Moksha non è uno stato da raggiungere negando o mortificando l’esperienza umana. Secondo un’interpretazione del termine, Moksha indica distacco dal mondo terreno; secondo un’altra, invece, la libertà è la nostra propria natura, nulla che debba essere conquistato.
Tener presente la propria intrinseca libertà dà significato a tutto ciò che si fa nella vita. Si è tanto liberi quanto si può sperimentare di esserlo, così liberi che si può scegliere di impegnarsi. E questo è Dharma. E il cerchio, in equilibrio, si chiude.

Confrontarsi con i quattro Purushartha significa comprenderne profondamente il significato e valutarne il ruolo nella propria esistenza, avendo di mira il loro reciproco bilanciamento.
Il loro equilibrio muta costantemente, in base all’epoca della vita e anche al momento presente. Ad esempio, il genitore enfatizzerà il Dharma di crescere i figli e il suo Artha sarà di provvedere a loro. Un giovane in vacanza si concentrerà su Kama. Un vecchio si concentrerà su Moksha e lascerà scorrere Dharma e Artha.
Armonizzare i Purushartha è lo sforzo di vivere consapevolmente senza trascurare alcuna parte di sé. I nostri ruoli, valori, relazioni e passioni sono parti dell’essere umano da accogliere ed amare.