All’inizio fu il suono

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All’inizio fu il suono

sintesi di Daniela Chiaramonte

Dejanira Bada è l’autrice dell’articolo “All’inizio fu il suono. La vibrazione sonora, all’origine di tutto, è un potente supporto su cui costruire la nostra pratica di consapevolezza” pubblicato sul n. 147 di novembre 2020 della rivista Yoga Journal.

L’autrice spiega che la musica ci accompagna da sempre nella storia dell’uomo.

Ad esempio nella cultura religiosa occidentale, l’esistenza dell’universo si manifesta con la parola: “All’inizio era il Verbo”.

Per gli orientali all’origine di ogni cosa ci fu il suono, e un antico testo indiano indica nella sillaba OM la saetta vibrante scaturita dall’uovo cosmico. E’ proprio mediante l’imitazione dei rumori della natura che l’uomo tende a ritrovare il contatto con le forze cosmiche.

In passato si nasceva e si moriva circondati di canti, che erano presenti anche nei culti e nei riti, con ritmi e armonie.

Solo con l’avvento della musica registrata il suono è diventato intrattenimento. Ma nello Yoga l’uso dei suoni, dei ritmi e l’ascolto del respiro, sono simboli essenziali per percepire il movimento, discernere le vibrazioni aiuta ad ampliare i nostri spazi percettivi.

Il respiro è la base di partenza di ogni meditazione. E’ una vibrazione acustica a tutti gli effetti, il primo passo per placare la mente e riequilibrare l’energia vitale. E’ il primo e l’ultimo atto della nostra vita terrena.

La tecnica di “respirazione vittoriosa” produce un suono profondo ed armonico, una vibrazione primordiale, che ci porta al nostro centro.

Il suono OM è il mantra che racchiude l’universo intero. La parola sanscrita mantra è composta dalla radice “man” che significa pensare, comprendere o immaginare e dal suffisso “tra” che indica lo strumento per compiere un’azione. Quindi “strumento per pensare”. Se all’inizio il mantra era un inno usato dai sacerdoti, nel tempo ha abbracciato qualsiasi suono o insieme di suoni oggetto di ripetizione verbale o mentale.

Nella Mindfulness si porta l’attenzione al suono con l’intenzione di cogliere il panorama sonoro interno ed esterno senza pregiudizi, definizioni o etichette.

Le campane tibetane risalgono al 2000 a.C., erano recipienti usati per il suono. Così come le conchiglie. Oggi sono usate per i bagni sonori. La suono-terapia comprende il “Bagno armonico”, attraverso la suono-vibrazione delle campane avviene un cambiamento della direzione verso cui tutti i sensi sono rivolti: da un flusso di stimoli esterni a quelli più interiori.

Anche cantare ha capacità curative oltre che trasformative. Il canto è un potente rigeneratore e abbinato ad un mantra è una pratica terapeutica, che ci ricollega al nostro centro, al nostro sé. E quando la vibrazione si eleva, dissolve stati di depressione e senso di confusione. Bisogna imparare a spostare l’attenzione, liberando uno spazio di osservazione di ciò che accade, aumentando così la libertà interiore e rinforzando un atteggiamento positivo.