Abhiseka

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Abhiseka

sintesi di Marco Iannotta

L’articolo, a firma di Maya Swati Devi, apparso sul numero 132 di Yoga Journal dell’aprile 2019 parla del Tantra yoga ed in particolare del rito dell’iniziazione, rito attraverso il quale l’adepto viene edotto sulle conoscenze fondamentali riguardanti la Prakriti, ovvero la Manifestazione universale, e a conoscere l’infinito che è in lui attraverso il finito esterno a lui.

Per il tantrika tutto è divino, il mondo quindi è un insieme di energie che è possibile invocare ed attivare attraverso la corretta esecuzione di determinati rituali molto articolati: ecco perché la ritualizzazione della vita quotidiana è un aspetto fondamentale di ogni tradizione tantrica.

In Occidentale quando si parla di Tantra si pensa subito a complesse pratiche sessuali ed esoteriche. In realtà, tutte le tradizioni tantriche considerano il piacere ed il desiderio sessuale (kama) come uno degli aspetti della Manifestazione universale; al sesso non è quindi attribuita alcuna connotazione negativa o peccaminosa, anche se perseguire il piacere o peggio ancora esserne dipendente ostacola l’evoluzione spirituale incatenando l’individuo al ciclo delle rinascite (samsara).

Tale apparente contrasto viene risolto dal Tantra considerando l’Eros come la via maestra per elevarsi al divino ed il rito dell’unione sessuale come mezzo per conseguire il samadhi.

L’iniziazione ha l’obiettivo di riportare l’equilibrio tra il piano materiale e quello metafisico, attraverso un percorso molto arduo in cui solo pochi giungono alla meta.

Esistono diversi riti iniziatici, come quelli di affiliazione, di acquisizione di poteri magici, riti funerari, di iniziazione a Guru o a figlio spirituale. Ad esempio, nella tradizione Kaula (famiglia, ovvero comunità di individui che condividono la stessa tradizione) il rito di ingresso del discepolo all’interno della comunità (chakra, ovvero cerchio, circolo) è un rituale molto complesso ricco di simbologia chiamato chakra-puja, nel quale l’adorazione è rivolta alla dea Shakti, attraverso pratiche di purificazione e di divinizzazione del corpo dell’adepto (tantrika), offerte alla divinità, recitazione di mantra e meditazioni. Il corpo del tantrika è utilizzato come strumento del divino, uno yantra (geometria sacra) per invocare la forza divina di Kundalini Sakti che governa tutta la materia e l’energia che costituiscono il mondo fenomenico.

L’articolo si conclude con la presentazione di una tecnica per la trasformazione e l’espansione dell’energia sessuale, Khechari Mudra (letteralmente chiusura delle lingua) consistente nel portare la lingua all’indietro andando a stimolare ritmicamente la parte molle del palato. Lo scopo della pratica è quello di stimolare delle ghiandole poste nella regione cervicale in modo da aumentare la produzione di sostanze chimiche ed in particolare una sostanza chiamata Amrita (ambrosia o nettare degli dei) contenente serotonina. Attraverso questa pratica la mente si placa, il chiacchiericcio interiore si arresta, inducendo uno stato di rilassamento e abbandono.