Abbandona le Resistenze interiori

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Abbandona le Resistenze interiori

La meditazione Vipassana

sintesi di Anna Orsini

Il n. 10 della rivista Yoga +, Aprile-Maggio 2009, riporta un articolo sulla meditazione Vipassana. L’articolista afferma che vi sono alcune tradizioni spirituali che fanno risiedere nella consapevolezza della reciproca interazione di tutte le cose la possibilità di mantenersi in salute e curare le malattie. Secondo queste tradizioni, corpo e mente vivono in continua interazione fra loro e si influenzano reciprocamente nel bene e nel male.

L’atteggiamento mentale verso la vita e il dolore è l’elemento che differenzia, ad esempio, l’evoluzione di una identica malattia in due soggetti diversi. Secondo la visione buddista, la meditazione è una fonte importante di guarigione. Alcuni soggetti, infatti, forse non guariranno nel corpo, ma potranno avere l’occasione di progredire enormemente nel loro spirito.

La meditazione Vipassana rappresenta un’ottima possibilità per vivere un processo di guarigione. Questa forma di meditazione non ha un carattere astrattivo, al contrario, tende a sviluppare la massima consapevolezza di tutti gli stimoli sensoriali e mentali affinché si colga la reale natura e ci si incammini per tale via verso la liberazione.

La meditazione Vipassana può liberarci da emotività negative e atteggiamenti e visioni distruttive. Nei corsi di meditazione si cerca subito di fissare l’attenzione sul respiro per poi estenderla all’udito, al tatto, al pensiero. La psicologia buddista considera la mente un organo di senso e un corso di meditazione Vipassana di soli dieci giorni può già dare utili informazioni sul funzionamento di questo “specialissimo” senso.

La coscienza è la materia di cui è fatta la nostra mente. Riconoscere e accettare i nostri limiti, abbandonare ogi forma di resistenza verso sé e verso gli altri è già una forma di guarigione. Molti soggetti hanno aspettative eccessive e, scoraggiandosi, abbandonano facilmente questo esercizio di meditazione. Chi riesce a tenere duro, però, dopo qualche tempo, scopre che il fardello quotidiano è meno pesante ed opprimente. La guarigione avviene quando si arriva ad essere un tutt’uno con noi stessi. Quando il flusso energetico che siamo e di cui facciamo parte non ha più barriere di spazio e di tempo allora siamo “guariti”.

Il processo e la possibilità di intraprenderlo non sono uguali per tutti. Per alcuni risulta molto difficile, se non impossibile, immergersi profondamente nella dimensione del dolore e della separazione. Le persone gravemente ammalate che decidono di intraprendere un percorso di meditazione Vipassana, o altri che devono affrontare enormi problemi relazionali, hanno risposte che variano molto da individuo ad individuo. Per alcuni di loro il passaggio dalla dimensione materiale a quella spirituale può essere semplice ed agevole, per altri durissimo o impossibile.

La meditazione profonda sul proprio stato può risultare per alcuni intollerabile e devastante, per altri può segnare l’inizio di una profonda purificazione interiore.
Durante la meditazione la decisione se concentrare il processo di guarigione sul piano fisico o mentale è assolutamente soggettiva, anche se l’accettazione delle percezioni che si avvertono ha comunque un effetto benefico sul corpo, sulle emozioni e sul pensiero.

Liberarci dal pensiero causale, che ci porta ad emettere giudizi sugli altri e su noi stessi, che provoca stati d’animo negativi, sarebbe già un risultato enorme. Accettare con benevolenza la nostra fragilità e quella altrui ci aiuta ad accettare la nostra impotenza a capire e controllare la realtà e a non considerarla una sconfitta.