Il rapporto tra meditazione e azione

You are here: Home / Articoli Yoga / Il rapporto tra meditazione e azione

Il rapporto tra meditazione e azione

La meditazione serve per stabilire un contatto consapevole con il nostro interiore

di Antonella Spotti

Nello scorso articolo abbiamo parlato di cosa può offrirci, nella vita di tutti i giorni, l’educazione alla meditazione; in questo, torniamo invece a soffermarci sulla metodologia. Al momento abbiamo affrontato tre aspetti principali: la consapevolezza del corpo, la respirazione e la ripetizione mentale di una formula di concentrazione.

Corpo e mente sono alla base dello studio di sé e il respiro rappresenta una realtà intermedia tra la densità del corpo e l’assoluta rarefazione della psiche. Tramite l’osservazione e la regolazione dei processi respiratori possiamo interagire consapevolmente sugli “estremi” che costituiscono la natura umana:quello materiale e quello immateriale.

Esistono altri due aspetti fra loro antitetici e complementari: il contatto con il mondo interno e quello con il mondo esterno; se uno di questi elementi viene a mancare, si crea una dimensione umana sbilanciata e scarsamente capace di far fronte alla vita .Otteniamo il giusto equilibrio quando siamo capaci di entrare in noi stessi, per rigenerarci e attingere a una più ampia saggezza, e nel contempo sappiamo muoverci verso l’esterno con efficacia, con coraggio e tramite la capacità di non perdere il contatto con la nostra parte più profonda. Quest’ultima affermazione è molto importante, anche per comprendere e applicare meglio le discipline meditative.

Abbiamo già visto che l’energia maggiore risiede al nostro interno, come anche la creatività e la possibilità di cogliere la vita con maggiore empatia. La meditazione serve per stabilire un contatto consapevole con il nostro interiore; tuttavia, dedicare un momento della giornata alla pratica meditativa, non è quasi mai sufficiente.

Quando ci sediamo per applicare una tecnica di focalizzazione, ci stiamo preoccupando di una sola parte di noi stessi: quella che ha prevalentemente a che vedere con l’interiore; ma, come abbiamo detto, esiste anche una parte più esterna e tutta una serie di impegni quotidiani che la coinvolgono .

E’ importante educarsi a portare, nell’azione, una parte di quella consapevolezza più profonda che ci addestriamo a sviluppare durante la meditazione (alla quale dedichiamo un momento specifico della giornata). In altre parole abbiamo un certo numero di punti su cui posare l’attenzione – durante le attività quotidiane – allo scopo di imparare ed attingere alle qualità interiori, per diventare più efficaci, attenti e calmi, nel corso di un lavoro. Come sempre, le indicazioni fornite vanno considerate come una traccia generale e non sono paragonabili a uno studio formativo compiuto attraverso un insegnamento diretto; tuttavia, sono sufficienti per l’inizio di una sperimentazione personale.

Cominciamo dal mattino. Il nostro cervello agisce in modo simile a un computer: dato il primo imput, seguiranno tutta una serie di elaborazioni che ne sono la diretta conseguenza. Per questo, è di una certa importanza iniziare la giornata ricordandoci che la sorgente d’ogni forza è all’interno di noi stessi.

Per questa ragione, la meditazione dovrebbe essere la prima attività a cui dedicarsi. Ancor prima di fare colazione, è utile prendere contatto con la giornata attraverso al sua pratica, iniziando con il sedersi nella corretta posizione e dedicando alcuni minuti all’osservazione del respiro, per poi proseguire nella ripetizione mentale della formula citata nei precedenti articoli, in associazione alle due fasi respiratorie.

Il tempo che possiamo dedicare a questo momento dipende naturalmente dagli impegni, ma è più importante concentrarsi tutte le mattine (e intensamente) anche solo per dieci minuti , piuttosto che farlo per più tempo e in modo saltuario.

Una volta conclusa questa fase iniziale della giornata siamo pronti per le occupazioni che ci attendono e, questa, è una fase importante d’addestramento. Ci siamo svegliati cercando subito un contatto “dentro” di noi; ora, che ci occupiamo del “fuori”, non dobbiamo operare una scissione. Anche nelle più turbolente attività continuiamo a possedere un’interiore e, cosa più importante, questo rimane il serbatoio principale delle nostre possibilità.

Per non dimenticarlo nel corso di tutte le attività dobbiamo applicare alcuni punti di attenzione, perché essere attenti a ciò che facciamo è il modo più veloce per non andare alla deriva verso la periferia di noi stessi. Il corpo è il primo strumento da utilizzare e, in particolare , gli stati di tensione che in esso si generano ripetutamente. Quando sediamo, camminiamo o lavoriamo, dobbiamo osservare i gesti e gli atteggiamenti abituali, rilassando le tensioni ed evitando di riprodurre comportamenti meccanici poco salutari.

Subito dopo il corpo dobbiamo usare il respiro per calmare e concentrare la mente. Possiamo osservare la respirazione – e renderla più profonda – in qualsiasi momento, anche mentre abbiamo a che fare con gli altri. Questo genere di attenzione ci mantiene collegati al “centro” di noi stessi e permette di aumentare l’equilibrio emozionale, oltre a rigenerare il sistema nervoso.

Possiamo così immaginare di svolgere le nostre abituali occupazioni, mentre cerchiamo di essere consapevoli del corpo (allentando le tensioni ed evitando di assumere posizioni poco salubri) e, nel contempo, osservando e regolando la respirazione in ogni possibile occasione.

Se, nel corso della giornata, manteniamo il giusto equilibrio tra consapevolezza interiore e attenzione esteriore, quando alla fine del lavoro ci siederemo per concentrarci sulla pratica della meditazione, essa darà frutti sicuramente migliori . E’ questo il segreto per riuscire a penetrare in se stessi con maggiore profondità.

La consapevolezza di sé nell’azione e nella meditazione creano una sinergia che amplifica l’efficacia di entrambi i momenti. E’ un aspetto troppo poco considerato, anche da parte di coloro che insegnano discipline meditative. Queste, non vanno intese come un modo per estraniarsi dalla realtà della vita, ma come un sistema potente per portare in essa l’oggettività, la saggezza e l’armonia, realizzabili tramite la meditazione.

Azione e meditazione sono le due facce di una stessa medaglia. Concetto che, anche nella cultura cristiana , è stato trasmesso secondo la nota formula monacale “ora et labora”.

(articolo pubblicato sul n. 18 Gennaio 2008 della Rivista Vivere lo Yoga editore Cigra 2003 srl Milano che si ringrazia per la gentile concessione)